Salvini sul treno «anti-Renzi»: Trapani-Agrigento come Roma-NY

Salvini sul treno «anti-Renzi»: Trapani-Agrigento come Roma-NY
«Non c'è campo, non c'è acqua, per arrivare da Trapani a Agrigento ci vuole più tempo che da Roma e New York». Nell'era dei «treni elettorali», rispolverata sulle orme di Alcide De Gasperi o Salvador Allende, Matteo Salvini sceglie di dare un messaggio ostinato e contrario a quello di Matteo Renzi e penetra la Sicilia più profonda a bordo di un convoglio a gasolio prima, di un autobus poi, e infine di un regionale - in buone condizioni, invero - che lo porta da Palermo a Agrigento nella tratta finale. Partenza alle 5:40, a Trapani. Tappa a Castelvetrano e cambio in autobus fino a Imperatore Federico. Poi in treno fino alla stazione di Palermo dove, ad accogliere Salvini, non ci sono contestatori ma un piccolo gruppo di supporter. È il segno di una Lega che, priva del vessillo del Nord, prova a incunearsi nel profondo Sud cavalcando i temi del controllo dei flussi, della legittima difesa, della proiezione al Meridione delle amministrazioni padane. Ho cambiato idea sulla Sicilia? «Semplicemente non ci conoscevamo», è il mantra che Salvini che, al Ponte sullo Stretto, preferisce promettere «normalità».

È un viaggio lungo 9 ore quello del leader leghista, trascorso parlando con i cronisti, rispondendo a telefonate e tentando, con parziale successo, un approccio ad una popolazione che, fino a non molto tempo fa, ignorava o detestava il messaggio leghista. Un viaggio nel quale, ad un certo punto, irrompe la notizia che giovedì Berlusconi sarà a Catania, in una piazza separata da quella leghista. «Ma davvero? E che facciamo i comizi separati?», si chiede Salvini girando poi la domanda per telefono al candidato unitario Nello Musumeci.
Ma con il suo treno anti-Renzi («lui va nella super Frecciarossa con i super ministri», ripete più volte) il leader leghista vuole anche «rubare» voti a FI e all'elettorato grillino. «La maggioranza degli elettori M5S, se non ci fosse il Movimento, voterebbe Lega», spiega Salvini mentre passano le stazioni, tra Palermo e Agrigento. E, in una sola si affaccia, isolato e sorridente, un contestatore-ciclista che si avvicina al finestrino dove siede Salvini mostrandogli plateali gestacci. Nel frattempo, sul treno arrivano i dolci tipici e il controllore, al quale Salvini mostra il biglietto: «non sono mica un migrante sbarcato...». Il resto del treno saluta con una certa indifferenza il viaggio del leghista. Ma, sui temi da lui posti, in fondo l'accordo c'è. «Noi siamo laboriosi, e guardate come siamo ridotti», si sfoga una signora con i cronisti. Mentre, alla stazione di Montemaggione Belsito, un cartello sfoggia un'ironia tutta sicula: «ai pendolari manca solo il collare #si viaggia come le bestie». Salvini sorride, fotografa e poi sbarca a Agrigento per dirigersi a Favara città, guarda caso, di stampo grillino (il sindaco è del M5S ed è la sede della celebre Factory di Andrea Bartoli, amato da Beppe Grillo). Poi tocca alla sagra della ricotta di Borgo S. Rita ospitare il leghista. E i suoi militanti ci credono: «guardate lì, questi sono i nostri turisti», sospira uno di loro indicando un gruppo di persone di colore.

Ultimo aggiornamento: Lunedì 30 Ottobre 2017, 21:01
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