Salvini, prove di governo: "Presidenza Camere ai due vincitori". Orfini: "Alleanze con M5S? Sarebbe la fine del Pd"

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di Alessandra Severini
La nebbia fitta che nasconde il futuro del nuovo governo potrebbe dissiparsi entro due settimane. E' questo il termine entro il quale dovranno essere eletti i presidenti delle Camere grazie a una maggioranza che potrebbe, poi, sostenere un nuovo governo. Matteo Salvini continua ad escludere un governo di larghe intese ma, per evitare che Berlusconi possa trattare ipotesi alternative, il leader del Carroccio si sta già muovendo per sciogliere i nodi sulle presidenze di Camera e Senato. “Ci sono due forze che hanno vinto le elezioni non è difficile capire con chi si ragionerà” ammette Salvini facendo capire che il dialogo con i 5 stelle è già avviato. Luigi Di Maio continua a ripetere che il M5s è aperto a “un confronto con tutti”. Per dare più forza al suo messaggio cita Alcide De Gasperi: “Politica vuol dire realizzare, ed è a questo che tutte le forze politiche sono state chiamate dai cittadini con il voto” ha detto Di Maio citando il fondatore della Dc. Il 'volto' responsabile e moderato del M5s risponde così anche all'appello della Cei che, dalle colonne del quotidiano Avvenire ha visto il direttore Marco Tarquinio lanciare a Salvini, Di Maio e Renzi un appello a dar vita a “un governo di tregua utile all'Italia”. Ma nell'attesa di capire meglio quali saranno le mosse del Pd, il M5s non vuole farsi trovare impreparato e per l'elezione dei presidenti delle Camere i contatti con la Lega sono già in corso. L'incertezza della situazione suggerisce comunque prudenza: “La maggioranza per la presidenza delle Camere non è automaticamente quella di governo”, ripetono dal Movimento.
Su una cosa però Lega e M5s hanno già trovato l'accordo. Dopo l'apertura di Beppe Grillo a una candidatura di Torino per le Olimpiadi invernali del 2026, anche Matteo Salvini si dice pronto a discuterne: “Tutto quello che porta l'Italia a crescere è per noi ok. Ovviamente nel rispetto del territorio”. Il termine per comunicare al Cio la candidatura è il 31 marzo.



Si apre oggi, con la direzione del Pd convocata al Nazareno, la fase post-renziana. Il segretario dimissionario non terrà la relazione e quasi certamente neanche parteciperà. C'è chi lo dà già al lavoro per formare un nuovo partito. Sarà il vicesegretario Martina, affiancato da un organo collegiale, a condurre il partito fino all'assemblea che si terrà entro metà aprile. Difficile che si decida di indire primarie per la scelta del nuovo segretario, più probabile che sia l'assemblea a nominare un segretario reggente. Sarà un fedelissimo di Renzi? Questo è tutto da vedere sebbene l'ex segretario possa vantare ancora una solida maggioranza nell'assemblea del partito. Per questo fra i nomi più gettonati c'è quello di Graziano Delrio, renziano ma non troppo, che potrebbe mettere d'accordo varie componenti. O ancora quello di Carlo Calenda, anche se lui nega di puntare alla segreteria del partito a cui si è appena iscritto.
Quello che per ora il Pd – ad eccezione di Michele Emiliano – sembra escludere in modo compatto è un'alleanza di governo con i 5 stelle. “L'accordo con il M5s non esiste in natura – ha detto il presidente dem Matteo Orfini – Sarebbe la fine del Partito democratico”.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 12 Marzo 2018, 08:59
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