Camere, rottura Berlusconi-Salvini: la Lega vota Bernini, asse con Di Maio. Ma lei vede l'ex cav e rinuncia

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Al via la XVIII legislatura con l'insediamento del nuovo Parlamento e l'elezione dei presidenti di Camera e Senato. Ma è buio sulla trattativa per eleggere i vertici di Montecitorio e Palazzo Madama: non c'è ancora un'intesa sui nomi. Si consuma lo strappo tra la Lega e Forza Italia: Salvini ha infatti annunciato che alla seconda votazione per la presidenza di Palazzo Madama i suoi hanno votato Anna Maria Berini (candidato Fi più digeribile per i 5Stelle che infatti parlano di «segnale positivo») anziché Romani, ovvero il candidato voluto da Berlusconi. 

«L'unico modo per evitare l'abbraccio PD-5Stelle per eleggere il Presidente del Senato è scegliere un candidato del centrodestra che abbia il maggior gradimento possibile», ha detto Salvini. «La scelta della Lega, che ha rinunciato ad ogni presidenza e ha indicato la senatrice Bernini di Forza Italia - aggiunge - rappresenta un coraggioso e generoso aiuto alla coalizione per evitare brutti scherzi ed uscire dallo stallo, e un segnale all'Italia perché il Parlamento cominci a lavorare il prima possibile». Di Maio apre subito: «Per la presidenza del Senato siamo disponibili a sostenere Anna Maria Bernini o un profilo simile».

Duro il commento di Berlusconi: «I voti al Senato ad Anna Maria Bernini strumentalmente utilizzata sono da considerarsi un atto di ostilità a freddo della Lega che da un lato rompe l'unità della coalizione di centrodestra e dall'altro smaschera il progetto per un governo lega-M5s». L'ex cav dopo in serata ha ricevuto la Bernini a Palazzo Grazioli. Nessun dubbio sulla stima che nutre nei suoi confronti: l'ex premier lo avrebbe ribadito anche nell'incontro con la senatrice a cui però avrebbe detto di non poter sostenere la sua corsa: «Non possiamo accettare candidature scelte da altri, non posso accettare diktat», avrebbe detto Berlusconi. Alla fine arriva il tweet di Bernini: «È del tutto evidente che sono indisponibile ad essere il candidato di altri senza il sostegno del presidente Berlusconi e del mio partito».

Berlusconi: il nostro candidato resta Romani «La candidatura di Forza Italia rimane quella di Paolo Romani, scelta concordemente tra i tre leader del centro-destra e confermata da ultimo ieri sera nella riunione dei Capigruppo di tutte le forze politiche presenti in Parlamento». Lo afferma Silvio Berlusconi in una nota.



Prima fumata nera alla Camera per l'elezione del presidente. Nessuno ha raggiunto la maggioranza dei due terzi dei componenti l'Assemblea, ovvero 420 voti, richiesta al primo scrutinio. Anzi, nelle urne di Montecitorio è arrivata una valanga di schede bianche: 592 sui 620 deputati che hanno partecipato al voto; 18 le nulle, voti sparsi per Brunetta (2), Muroni (2), Stumpo (2), Bonafede (2), Ermini (1), Lupi (1), Tripiedi (1). Dalle 17, la seconda votazione per la quale (come per la terza) il regolamento abbassa il quorum ai 2/3 dei votanti, contando anche le schede bianche. L'esito tuttavia non si prevede diverso. 

Fumata nera anche alla seconda votazione per il presidente della Camera. Terminato lo spoglio della seconda votazione per la presidenza della Camera dei Deputati. Nessun deputato ha raggiunto la maggioranza dei due terzi sul numero di votanti, come riferito riferito dal presidente provvisorio della Camera, Roberto Giachetti, che ha indicato che su 611 votanti la maggioranza dei due terzi avrebbe dovuto essere di 408. Le schede bianche sono state 577, 12 i voti dispersi e 6 le schede nulle. Alcuni voti sparsi sono stati assegnati ai deputati: Tripiedi 4, Bond 3, Stumpo 3, Brunetta 2, Ermini 2, Muroni 2. La seduta è stata sospesa, riaprirà alle 18 per la comunicazione dell'orario del terzo scrutinio per cui sarà sufficiente la maggioranza assoluta dei voti.

Fumata nera nell'Aula della Camera alla terza votazione per eleggere il presidente. Nessuno ha raggiunto il quorum dei due terzi dei votanti, contando anche le schede bianche, richiesto dal regolamento al secondo ed al terzo scrutinio. Servirà una nuova votazione, la quarta. Per far scattare l'elezione da questa nuova votazione sarà sufficiente la maggioranza assoluta dei voti, contando anche le schede bianche.


Murales in centro a Roma, Di Maio bacia Salvini sulle labbra

Ancora una fumata nera, la seconda, per la votazione . Questa volta oltre alle schede bianche, sempre numerose, ce ne sono state molte in cui è stata espressa la preferenza per Anna Maria Bernini, vicecapogruppo di FI nella precedente legislatura. Alcuni voti sono stati dati anche a Napolitano, che ha prontamente ringraziato, e a Emma Bonino.

Fumata nera anche al Senato per la prima votazione. Al voto hanno partecipato 317 senatori. Le schede bianche sono state 312, le nulle nessuna. Il quorum necessario era di 161 voti. La seconda votazione, con la medesima maggioranza richiesta inizierà alle 17.
Un voto anche al senatore casertano Fabio Di Micco, al leghista Roberto Calderoli, a Paolo Romani e a Emma Bonino. In mezzo anche «un omaggio al film di Moretti», su una scheda, ha detto Napolitano, senza specificare meglio. Lo stesso presidente emerito ha ricevuto un voto e ha esclamato «grazie»

 
 

Intanto, resta lo stallo nel negoziato tra M5s e centrodestra sulle due poltrone più alte del Parlamento. Berlusconi riunisce il vertice di Fi a Palazzo Grazioli. Brunetta insiste per un incontro tra leader (cioè con Di Maio) per decidere i candidati da votare insieme e annuncia comunque da domani il voto su Paolo Romani al Senato. I Cinquestelle confermano il veto all'incontro con Berlusconi e al voto per Romani. Quanto ai candidati, per la Camera salgono le quotazioni di Roberto Fico su Riccardo Fraccaro. 'Non l'abbiamo proposto per non bruciarlo, ma credo possa essere il nostro presidente della Camerà, dice all'ANSA uno degli esponenti più vicini ai vertici del MoVimento. 

Bossi vuole fare il premier. Salvini: "Tratti col Pd, M5S è salto nel vuoto"

Quanto al Senato, il fronte dei 5Stelle preme sul centrodestra, anzitutto su Salvini, perchè convinca Fi a cedere su Romani e comincia a usare anche qualche velata minaccia di cambiare cavallo. Il piano B del M5s sarebbe di votare un candidato del centrosinistra al ballottaggio previsto alla quarta votazione di Palazzo Madama: Luigi Zanda (un nome che provoca la reazione del renziano Ettore Rosato, 'non si faccia prendere in girò) o Emma Bonino, come dice esplicitamente il senatore M5s Matteo Mantero interpellato in Trasatlantico. 



Dipenderà dall'esito delle trattative della notte se il murale comparso nel centro di Roma sul bacio Salvini-Di Maio - che ricorda quello di Berlino tra Breznev e Honecker, al 30/o anniversario del regime della Germania Est nel 1979 - resterà nell'immaginazione di Tvboy, l'artista di strada palermitano del movimento NeoPop che lo firma, o sarà l'immagine figurata di un accordo vero tra centrodestra e Cinquestelle. ​​
 
 

Quanto al Pd, ha colpito il partito l'affondo di Giorgio Napolitano che, aprendo la legislatura a Palazzo Madama davanti anche al neosenatore Matteo Renzi, ha detto che 'il risultato delle elezioni ha mostrato quanto poco avesse convinto l'auto-esaltazione di governi e partiti di maggioranza. Ha contato molto che i cittadini abbiano sentito i partiti tradizionali lontani e chiusi rispetto alle sofferte vicende personali di tanti e a diffusi sentimenti di insicurezza e di allarme. Il voto ha determinato un netto spartiacque, a inequivocabile vantaggio dei movimenti e delle coalizioni che hanno compiuto un balzo in avanti clamoroso nel consenso degli elettori e che quindi di fatto sono oggi candidati a governare il Paesè, mentre 'il partito che nella scorsa legislatura aveva guidato tre governi ha subìto una drastica sconfitta ed è stato respinto all'opposizione'. 



«Servono rispetto del voto e fiducia nel Colle» per affrontare la fase del dopo-elezioni, dice il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, aprendo la seduta a Palazzo Madama come senatore anziano. Il risultato delle elezioni «ha mostrato quanto poco avesse convinto l'auto-esaltazione di governi e partiti di maggioranza», aggiunge parlando di fronte al neosenatore Matteo Renzi (che promette: «Ora starò zitto per due anni»), ma non a Matteo Salvini (che «arriverà», ha assicurato Roberto Calderoli).

«Ha contato molto che i cittadini abbiano sentito i partiti tradizionali lontani e chiusi rispetto alle sofferte vicende personali di tanti e a diffusi sentimenti di insicurezza e di allarme. Il voto ha determinato un netto spartiacque, a inequivocabile vantaggio dei movimenti e delle coalizioni che hanno compiuto un balzo in avanti clamoroso nel consenso degli elettori e che quindi di fatto sono oggi candidati a governare il Paese», mentre «il partito che nella scorsa legislatura aveva guidato tre governi ha subìto una drastica sconfitta ed è stato respinto all'opposizione», ha detto l'ex capo dello Stato prima di convocare la Giunta provvisoria per la verifica dei poteri e sospendere la seduta. 
Ultimo aggiornamento: Sabato 24 Marzo 2018, 08:52
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