I tre napoletani
in Messico
forse venduti
per 43 euro
a una banda
Venduti

I tre napoletani in Messico forse venduti per 43 euro a una banda Venduti
I tre napoletani
in Messico
forse venduti
per 43 euro
a una banda
Venduti a una banda di criminali per pochi euro. Potrebbe essere arrivato a un punto di svolta il caso dei tre italiani (Raffaele Russo, suo figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino) scomparsi in Messico quasi un mese fa. Quattro poliziotti di Tecalitlan, la località dello stato di Jalisco dove i tre connazionali - tutti di Napoli - sono spariti il 31 gennaio scorso, sono stati arrestati per averli consegnati a un'organizzazione criminale. Già rinviati a giudizio, per loro è scattato un anno di carcere preventivo. Gli agenti hanno confessato il grave reato ma non hanno rivelato il nome della banda alla quale gli italiani sono stati dati né a quale prezzo. La zona di Jalisco è nota per i rapimenti lampo, specie di stranieri, ad opera di bande vicine ai narcotrafficanti in cambio di denaro. Secondo la famiglia dei tre napoletani (che ha lanciato un appello alla Farnesina), i loro cari sarebbero stati venduti dai poliziotti che li avevano bloccati per 43 euro. Le autorità messicane riferiscono che Russo (60 anni) avrebbe utilizzato una falsa identità e si sarebbe registrato in alcuni hotel sotto il nome di Carlos Lopez. Fonti locali vicine alle indagini - citate dai media - riferiscono inoltre che aveva precedenti per frode in Italia e si dedicava alla vendita di generatori elettrici fabbricati in Cina ma spacciati per tedeschi.

Ultimo aggiornamento: Lunedì 26 Febbraio 2018, 05:01
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