Tor di Valle, dopo l'accordo non si placano le polemiche su viabilità e trasporti
di Anita Sacconi
Sotto accusa in particolare la distinzione tra opere pubbliche prioritarie, tra cui il potenziamento della Roma-Lido, gli interventi sulla via del Mare, la messa in sicurezza idrogeologica del fosso di Vallerano nell’area di Decima, e quelle da rimandare anche a dopo l’apertura dello stadio, cioè il ponte sul Tevere e la bretella sulla Roma-Fiumicino. Infine niente prolungamento della metro B. Insomma il rischio è quello di creare un effetto imbuto per residenti e tifosi. In un quadrante in cui, come aveva dichiarato in tempi non sospetti il presidente di Agenzia per la Mobilità, Carlo Maria Medaglia, il sistema mobilità era «destinato a collassare entro il 2018».
E sulla questione insiste anche la Regione: «Non si conoscono ad oggi le opere e le infrastrutture che l’accordo reputa indispensabili per garantire la mobilità, il miglioramento dell’ambiente e della qualità urbana - spiega l’assessore Michele Civita - Eserciteremo il ruolo e la funzione di competenza». Molte le polemiche di ambientalisti e urbanisti. «Si conferma l’errore dell’area scelta che rimarrà irraggiungibile con i mezzi pubblici», attacca Legambiente. «L’accordo potrebbe rivelarsi una vera trappola per oltre 400mila romani», fa eco Raimondo Grassi, architetto urbanista e presidente di Roma Sceglie Roma. «La Raggi ha cancellato tutte le opere di interesse pubblico da noi ottenute - ha attaccato l’ex sindaco Ignazio Marino - Ha fatto un favore ai privati».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 27 Febbraio 2017, 10:00
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