Claudia morta incinta di due gemelli, pm indaga
​per omicidio colposo. Lorenzin manda gli ispettori

Claudia morta incinta di due gemelli, pm indaga per omicidio colposo. Lorenzin manda gli ispettori
MILANO - La Procura di Milano sta indagando per l'ipotesi di reato di omicidio colposo, come di regola in casi del genere, in relazione alla morte di Claudia Bordoni, 36 anni, deceduta due giorni fa alla clinica Mangiagalli, dove era ricoverata per complicazioni derivanti dalla gravidanza scaturita da procreazione medica assistita cominciata all'ospedale San Raffaele. La donna era incinta al sesto mese di due gemelli e anche i feti non sono sopravvissuti. 

Il Ministro della Salute Bearice Lorenzin intanto ha deciso di inviare gli ispettori della task force istituita presso il Ministero per verificare quanto accaduto. Ispettori anche all'ospedale San Luca di Lucca, dove ad un uomo di 56 anni, secondo notizie stampa, sarebbe stato asportato per errore un rene sano. La task force composta dagli ispettori del Ministero, professionisti nominati da Agenas, Carabinieri del Nas, e dal rappresentante delle Regioni, dovrà accertare se a determinare il decesso di Claudia Bordoni abbiano contribuito difetti organizzativi della struttura sanitaria e se siano state rispettate tutte le procedure previste a garanzia della qualità e sicurezza delle cure.

Da quanto si è saputo, nell'ambito dell'inchiesta coordinata dal pm Maura Ripamonti e dal procuratore aggiunto Nunzia Gatto, l'autopsia verrà effettuata probabilmente a metà della prossima settimana. Prima, infatti, gli inquirenti dovranno acquisire tutte le cartelle cliniche dei due ospedali e anche di quello di Busto Arsizio (Varese), dove la donna è stata visitata, e probabilmente poi anche come atto dovuto a garanzia procederanno alle iscrizioni dei medici che si sono occupati del caso nel registro degli indagati. «Siamo ancora in una fase preliminare delle indagini», ha precisato il procuratore facente funzione di Milano Pietro Forno.

Oltre a spiegare che l'indagine è ancora alle fasi preliminari, Forno ha voluto precisare che si tratta della morte di una donna che era «alla 25ma settimana di gravidanza» e non di un decesso durante il parto. La donna, originaria della Valtellina, era stata ricoverata dal 13 al 21 aprile scorso al San Raffaele per complicazioni anche perché, da quanto si è saputo, si trattava di una gravidanza definita "a rischio" e quattro giorni dopo era tornata al Pronto soccorso della stessa struttura sanitaria per dolori addominali, le era stata prescritta una terapia ed era tornata a casa. Due giorni fa, poi, si è recata alla clinica Mangiagalli, che è dotata di strutture specializzate e dove esiste anche un reparto di terapia intensiva neonatale, con incubatrici capaci di far sopravvivere anche bambini molto prematuri. Nel corso di questo periodo di complicazioni legate alla gravidanza, tra l'altro, era passata anche per il Pronto soccorso dell'ospedale di Busto Arsizio (Varese). Ed è morta poi alla Mangiagalli giovedì scorso per un'emorragia gastrica, stando ai primi accertamenti. I medici della clinica milanese hanno anche cercato di praticare un cesareo d'urgenza che non è riuscito.

È stato chiarito dagli inquirenti che l'autopsia non è ancora stata fissata e che probabilmente verrà effettuata a metà della prossima settimana, perché prima la Procura dovrà acquisire tutte le cartelle cliniche richieste ai tre ospedali (nei confronti delle tre strutture c'è anche un esposto penale dei familiari della donna depositato in Procura). Dopo aver individuato i medici che hanno seguito il caso, probabilmente ci sarà un'iscrizione di più persone nel registro degli indagati anche come atto dovuto a garanzia, proprio per permettere agli indagati di nominare consulenti di parte per seguire gli esami autoptici.

Era incinta di due gemelle Claudia Bordoni, 36 anni, deceduta due giorni fa alla clinica Mangiagalli, dove era ricoverata per complicazioni derivanti dalla gravidanza scaturita da procreazione medica assistita effettuata all'ospedale San Raffaele.
Lo ha precisato il legale della famiglia, l'avvocato Antonio Sala Della Cuna. La donna era incinta al sesto mese e anche i feti non sono sopravvissuti, malgrado il cesareo d'urgenza tentato dai medici.

 
Ultimo aggiornamento: Sabato 30 Aprile 2016, 20:29
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