L'addio di Dj Fabo: "Mettete le cinture". Poi il morso per morire

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«Non prendetemi per scemo ma devo chiedervi un favore: mettete sempre le cinture. Non potete farmi un favore più grande». Sono le parole che Dj Fabo ha detto ai tre amici che lo hanno accompagnato nella clinica svizzera dove ha ottenuto il suicidio assistito e che sono rimasti con lui fino alla fine. Lo riferisce all'ANSA Marco Cappato, dell'Associazione Coscioni, che ha seguito ed accompagnato Dj Fabo nella clinica oltralpe. Dj Fabo è rimasto cieco e tetraplegico dopo un grave incidente stradale nel 2014. Il giovane, racconta Cappato, «ha pronunciato queste parole da solo, senza aiuti. Ha trascorso i suoi ultimi momenti in vita con gli amici ed i familiari più stretti. Fino a poco prima che ci lasciassimo - afferma Cappato - ha continuato a ringraziarmi». 



HA MORSO UN PULSANTE PER MORIRE Dj Fabo «ha morso un pulsante per attivare l'immissione del farmaco letale: era molto in ansia perchè temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato». A raccontare all'ANSA gli ultimi momenti di vita del Dj Fabo, che oggi ha ottenuto il suicidio assistita in una clinica svizzera, è Marco Cappato dell'Associazione Coscioni, che ha accompagnato Fabo in questo suo ultimo viaggio. Dj Fabo, racconta Cappato, «era sereno, ma all'inizio delle procedure, sempre convinto di voler andare avanti, era in ansia perchè temeva di non riuscire a mordere il pulsante che avrebbe attivato l'immissione del farmaco letale. Era preoccupato perchè la sua cecità non gli permetteva di vedere dove fosse collocato il pulsante esattamente».

Il giovane, cieco e tetraplegico dal 2014 a causa di un incidente stradale, ha però anche scherzato poco prima di dare avvio alla procedura: «E se non ci riesco? Vorrà dire - ha detto Dj Fabo, come racconta Cappato - che tornerò a casa portando un pò di yogurt, visto che qui in Svizzera è molto più buono». Appena terminate le procedure preliminari però, ha proseguito Cappato, «Dj Fabo ha voluto procedere subito, ha voluto farlo subito senza esitare». 



«Al mio rientro in Italia, nella giornata di domani, andrò ad autodenunciarmi, dando conto dei miei atti e assumendomene tutte le responsabilità», ha detto Marco Cappato all'ANSA. Il reato che si configurerebbe sarebbe quello di 'aiuto al suicidio', ha detto. Cappato, dell'Associazione Luca Coscioni, ha accompagnato Dj Fabo in Svizzera per ottenere il suicidio assistito in una clinica specializzata. 

FABO È LIBERO, LA POLITICA HA PERSO  «Fabo è libero, la politica ha perso». Lo affermano Marco Cappato e Filomena Gallo della Associazione Luca Coscioni, a poche ore dalla morte in Svizzera dell'uomo. «L'esilio della morte è una condanna incivile - affermano -. Compito dello Stato è assistere i cittadini, non costringerli a rifugiarsi in soluzioni illegali per affrontare una disperazione data dall'impossibilità di decidere della propria vita morte. Chiediamo che il Parlamento affronti la questione del fine vita per ridurre le conseguenze devastanti che questo vuoto normativo ha sulla pelle della gente». 

ZAIA: ESPATRIO AVVILENTE «Avvilente che #djfabo e tanti italiani debbano espatriare per porre fine alle loro indicibili sofferenze. Il Parlamento si dia una mossa e faccia una legge sul testamento biologico». Lo ha ribadito durante una trasmissione a Radio Radicale il presidente del Veneto, Luca Zaia. «Ci sono persone - ha ricordato - che, a causa di malattie inguaribili o incidenti, vivono in una quotidiana situazione di vera e propria tortura fisica. Credo sia indispensabile che lasciamo loro la possibilità di autodeterminare la possibilità di porre fine a questa indicibili sofferenze». Per Zaia «non è questione politica, nè di credo religioso. Io credo che un paese che vuole dirsi civile non può lasciare la materia senza una definizione giuridica. Non è ammissibile che, sul tema del fine vita, - ha aggiunto - non sia ammessa in Italia la libertà di scegliere un percorso legale, senza bisogno di dover, tra mille difficoltà e alti costi, espatriare». «È avvilente - ha concluso - per il malato, ma anche per l'intera società e per la classe politica che invito a legiferare in fretta e senza più indugi sul testamento biologico. Dopo il caso di Eluana #Englaro sembrava cosa fatta. Da allora sono passati anni. Il Parlamento decida». 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 27 Febbraio 2017, 21:01
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