Garlasco, Alberto Stasi condannato a 16 anni.
La mamma di Chiara: "Non abbiamo mai mollato"

Garlasco, Stasi condannato a 16 anni. "Ha ucciso lui Chiara". Mamma Rita in lacrime: "Ora le dirò: ce l'hai fatta"

di Benedetta Dalla Rovere
MILANO - A sette anni di distanza dal delitto di Garlasco, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano hanno ribaltato le sentenze di primo e secondo grado e dato un nome all’assassino di Chiara Poggi.





Alberto Stasi è stato condannato a 16 anni nel processo d’appello bis per l’omicidio della fidanzata 26enne avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta dei Poggi in via Pascoli. Dovrà anche risarcire la famiglia della vittima con un milione di euro, cifra cumulativa che vale per padre, madre e fratello.



Il sostituto pg Laura Barbaini aveva chiesto una condanna a 30 anni per l’ex studente della Bocconi, accusato di aver agito con crudeltà. I giudici però non hanno riconosciuto l’aggravante e, tenendo conto che l’imputato ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena, gli hanno inflitto una condanna inferiore. Per la difesa del giovane commercialista, invece, non c’erano prove sufficienti a condannarlo. Alla lettura della sentenza Stasi è rimasto impassibile. Con i suoi legali ha lasciato il tribunale in silenzio da un ingresso secondario. I genitori e il fratello di Chiara, visibilmente commossi, hanno abbracciato i loro legali Gianluigi Tizzoni e Francesco Compagna. Il padre Giuseppe aveva le lacrime agli occhi. Poi la famiglia ha improvvisato una conferenza stampa nell’atrio del tribunale.



«Siamo soddisfatti, non abbiamo mai mollato - ha detto la mamma Rita - ora dirò a mia figlia Chiara “ce l’hai fatta!”». Emozionato anche il papa Giuseppe: «Chiara ormai era diventata una figlia anche per i nostri legali e consulenti, che ringrazio. Non dico di più altrimenti mi commuovo». «Ci aspettavamo la verità per Chiara e oggi abbiamo avuto una risposta», ha aggiunto l’avvocato Gianluigi Tizzoni, che ha assistito la famiglia Poggi con il collega Francesco Compagna. «A noi non interessava la pena ne il risarcimento economico - ha aggiunto - ci interessava la verità e questa Corte ce l’ha data». In aula, prima del verdetto, Stasi aveva rilasciato dichiarazioni spontanee alla corte che stava per ritirarsi in camera di consiglio. «Non cercate a tutti i costi un colpevole condannando un innocente», ha detto rivolgendosi alla Corte».



«In questi sette anni - ha aggiunto l’imputato - ci si è dimenticati che la morte di Chiara è stata un dramma anche per me. Era la mia fidanzata. Sono anni che sono sottoposto a questa pressione. È accaduto a me e non ad altri. Perché? Mi appello alle vostre coscienze: spero che mi assolviate». Un appello che è rimasto inascoltato. Le motivazioni della sentenza verranno depositate tra novanta.



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Ultimo aggiornamento: Giovedì 18 Dicembre 2014, 11:46
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