Garlasco, dalla morte di Chiara Poggi al
nuovo verdetto per Stasi: tutte le tappe

Garlasco, dalla morte di Chiara Poggi al nuovo verdetto per Stasi: tutte le tappe
GARLASCO - Dall'omicidio di Chiara Poggi al nuovo verdetto su Alberto Stasi: tutte le tappe del delitto di Garlasco. IL DELITTO - È il 13 agosto del 2007 quando Chiara Poggi, 26 anni, viene uccisa nella sua villetta di via Pascoli a Garlasco (Pavia). «Credo che abbiano ucciso una persona...non ne sono sicuro, forse è viva...C'è tanto sangue dappertutto», le parole del fidanzato Alberto Stasi al 118, prima di dare l'allarme ai carabinieri. Le indagini puntano dritto sullo studente 24enne: a una settimana dall'omicidio il suo nome finisce nel registro degli indagati. Il 24 settembre scatta il fermo: contro di lui per il pm di Vigevano Rosa Muscio c'è un quadro indiziario «grave, preciso e concordante».



I DUBBI E IL FERMO DI STASI - Per la procura il Dna di Chiara sui pedali della bicicletta bordeaux di Alberto è la «pistola fumante» dell'inchiesta. Non convincono le sue scarpe 'immacolatè che attraversano il pavimento sporco di sangue della villetta al civico 8; non convince il suo alibi - il lavoro al computer per consegnare la tesi di laurea -; non convince il racconto del volto «pallido» della fidanzata ricoperto invece di sangue quando i soccorritori trovano il corpo senza vita. Si indaga nella loro vita di coppia, non si tralasciano altre ipotesi, ma in via Pascoli mancano tracce di estranei e nella vita di Chiara non ci sono ombre. Per il gup Giulia Pravon gli elementi raccolti dall'accusa non bastano: dopo quattro giorni in carcere il 24enne torna a casa.



PROCESSO DI PRIMO GRADO - Il 9 aprile 2009 nel tribunale di Vigevano, davanti al gup Stefano Vitelli, inizia il processo con rito abbreviato, che in questo caso non accorcia i tempi del processo: il giudice dispone una serie di perizie per sopperire ad «alcune significative incompletezze d'indagine»: dall'analisi del computer alla 'camminata sperimentalè nessun oracolo arriva da provette o complicate analisi statistiche. Dopo 24 udienze, il 17 dicembre 2009, il verdetto: respinta la richiesta di condanna a 30 anni di carcere, Alberto viene assolto.



IL PROCESSO D'APPELLO - L'8 novembre 2011 Alberto Stasi è di nuovo in aula per il processo di secondo grado celebrato a Milano. Diversi gli elementi sui quali accusa e parte civile chiedono accertamenti: i frammenti delle unghie di Chiara, un capello nella mano della vittima, l'acquisizione della bici nera in possesso della famiglia Stasi, compatibile con quella vista da una testimone fuori da casa Poggi la mattina del delitto. E ancora: estendere la perizia della camminata ai primi due gradini della scala che l'imputato calpesta prima di scoprire il corpo di Chiara. I giudici negano la riapertura del dibattimento e il 6 dicembre la Corte d'Assise d'Appello conferma l'assoluzione.



LA CASSAZIONE ANNULLA L'ASSOLUZIONE - Il 5 aprile 2013 il processo sull'omicidio di Chiara arriva in Cassazione. Secondo il sostituto procuratore generale l'ex fidanzato è il responsabile dell'omicidio della 26enne: «ha simulato il ritrovamento del cadavere», mentre la difesa sostiene che dalla procura arrivano «accuse lombrosiane». Assoluzione annullata e processo da rifare la decisione presa dai giudici il 17 aprile. Occorre una rilettura «complessiva e unitaria degli elementi acquisiti» è la motivazione di una scelta che riporta indietro le lancette: Alberto deve tornare di fronte ai giudici d'appello.



PROCESSO D'APPELLO 'BIS' - È il 9 aprile scorso quando Alberto torna in aula per l'appello 'bis'. I giudici della prima sezione della Corte d'Appello accolgono in gran parte le richieste dell'accusa: viene sequestrata una bici nera di Alberto, viene disposta una perizia per analizzare le unghie della vittima e il capello trovato nella mano di Chiara - nulla di rilevante emerge - , la 'camminata sperimentalè estesa ai due gradini svela che la percentuale di non sporcarsi le scarpe è quasi nulla per i periti della corte. Dopo 14 udienze domani è atteso il nuovo verdetto: Alberto rischia, ancora, 30 anni di carcere.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 17 Dicembre 2014, 10:16
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