WhatsApp, è "guerra" in Brasile: giudice lo oscura,
un altro lo riattiva. Furiosi 100 milioni di utenti

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di Valeria Arnaldi
ROMA - Black out di WhatsApp in Brasile. A oscurare il servizio di messaggistica di oltre cento milioni di utenti brasiliani, dalla notte tra il 16 e il 17 dicembre fino a ieri pomeriggio, non è stato un problema tecnico.


A decretare lo stop, infatti, è stato il giudice Sandra Regina Nostre Marques del tribunale di San Paolo che ha così “condannato” WhatsApp - di fatto, punendo i suoi utenti - per la mancata collaborazione nell’ambito di un processo per traffico di stupefacenti. La compagnia ha, infatti, negato l’accesso, richiesto per due volte dal tribunale, ai messaggi di un sospettato e per tutta risposta il giudice ha decretato la sospensione del servizio, come consentito - ha precisato il magistrato - dalla legislazione nazionale su internet. Immediata la reazione di Mark Zuckerberg, che in un post in inglese e portoghese su Facebook, si è appellato agli utenti «affinché il governo brasiliano rifletta la volontà del proprio popolo».

Politica la decisione, “politica” la reazione. «Questo è un giorno triste per il Brasile ha dichiarato Zuckerberg - perché finora il Brasile è stato un alleato per la creazione di internet aperto a tutti. Sono allibito che i nostri sforzi per proteggere i dati personali siano sfociati in questa decisione estrema di un singolo giudice che punisce ogni brasiliano che usa WhatsApp». Detto fatto, o quasi. Nel pomeriggio, un altro giudice ha ordinato il ripristino dell’applicazione. Nel frattempo, la soluzione l’ha suggerita lo stesso Zuckerberg: «Usate Messenger», invitando però gli utenti a non restare in silenzio. Così stavolta è stata la “rete” a proteggere il colosso, dimostrando che i social possono orientare anche la giustizia.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 18 Dicembre 2015, 09:10
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