Chernobyl, tornano i lupi e altri animali selvatici:
"L'uomo uccide più delle radiazioni" -Foto

Chernobyl, tornano i lupi e altri animali selvatici: "L'uomo uccide più delle radiazioni"

di Enrico Chillè
La presenza dell'uomo, nel tempo, uccide più delle radiazioni nucleari. Ne sono convinti alcuni ricercatori di una equipe internazionale che ha studiato gli effetti a lungo termine del disastro della centrale di Chernobyl.





La catastrofe del 1986, si legge nello studio, provocò dei danni a breve termine gravissimi per la natura: intere pinete sparirono in poco tempo, e ci fu una straordinaria morìa di animali, selvatici e non, rimasti nell'area di esclusione dopo l'evacuazione totale della popolazione. Ora, però, tutto sembra cambiato.



L'area di esclusione (3100 km² intorno al luogo del disastro) è tornata ad essere l'habitat naturale di animali selvatici che si trovavano qui ancora prima della costruzione della centrale di Chernobyl, iniziata nei primi anni '70. I biologi che hanno studiato i comportamenti degli animali nella zona assicurano che da almeno un secolo non si avevano notizie di un numero simile di esemplari di lupi, alci, bisonti, cinghiali selvatici e linci. Addirittura, sostengono gli studiosi, sono stati avvistati esemplari di orso bruno, considerato estinto nella zona già diversi anni prima del disastro nucleare.











In quasi tre decadi, i massimi esperti di energia nucleare e biologia hanno studiato a lungo gli effetti di Chernobyl sugli animali. Dopo la prima generazione, profondamente affetta da tumori e malformazioni di ogni genere, quasi tutti gli animali nascono sani e si riproducono regolarmente in aree una volta frequentate dall'uomo. Le uniche specie che sembrano fare eccezione a questo sorprendente trend sono gli uccelli, di fatto decimati nel corso degli anni, ma con un calo via via decrescente, e forse i pesci. I ricercatori che hanno pubblicato lo studio, ben consapevoli della radioattività contenuta in esemplari pescati anche in luoghi non confinanti con la Bielorussia come la Germania e la Norvegia, hanno già promesso studi approfonditi anche su queste specie.
Ultimo aggiornamento: Martedì 6 Ottobre 2015, 15:09
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