Chernobyl, 30 anni dopo è ancora allarme:
"Solo ora vediamo gli effetti reali sull'uomo"

Chernobyl, 30 anni dopo: "Solo ora vediamo effetti reali sull'uomo"

di Valeria Arnaldi
«Se vi è stato detto che molto è già noto di ciò che Chernobyl ha provocato in Ucraina e Bielorussia, devo dirvi che siete in errore. È solo dopo trent’anni che iniziamo a vederne l’impatto reale».

A trent’anni dal disastro della centrale nucleare avvenuto il 26 aprile 1986, Yuri Bandazhevsky, primo scienziato ad avviare studi sulle ricadute della tragedia sulla salute umana in Bielorussia, non ha dubbi: è ancora presto per mettere la parola fine su questa pagina di storia. «È trascorso esattamente il tempo di dimezzamento del Cesio 137, disseminato in Ucraina e nel resto d’Europa - spiega Juan Esposito, ingegnere nucleare dell’INFN - Istituto Nazionale Fisica Nucleare e dei laboratori nazionali di Legnaro -. Ci vorranno almeno 150 anni perché sparisca».

Sono ancora molti, infatti, gli aspetti rimasti “segreti”. Perfino il numero di vittime. Il rapporto 2006 del Chernobyl Forum, promosso da Aiea, registrava 65 morti accertate e ne stimava 4000, negli ottant’anni successivi, per tumori e leucemie. Greenpeace, invece, ne ipotizzò 100mila in Ucraina, Bielorussia e Russia. «Ancora oggi - aggiunge Esposito - non c’è una chiara e diretta relazione causa-effetto. Non ci furono molti decessi e i tumori nelle zone intorno alla centrale non presentano una particolare incidenza, la vita si è sviluppata in ambiente radioattivo».

Valeri Makarenko, uno dei primi reporter a mostrare in tv cosa rimaneva del reattore 4 dopo l’esplosione, ammonisce: «Dei 350.000 liquidatori ucraini - ovvero coloro che hanno messo a repentaglio la propria vita per limitare i danni dell’incidente, mandati allo sbaraglio contro l’invisibile nemico radioattivo senza protezioni adeguate - solo 120.000 sono vivi: abbiamo pagato un prezzo altissimo e ancora lo paghiamo». Sofferenze e rischi attuali per molti: 5 milioni di persone vivono ancora nelle aree altamente contaminate, centinaia di milioni in quelle meno contaminate. Il 42% dell’Europa occidentale fu contaminato.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 21 Aprile 2016, 08:55
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