Roma, parla la donna picchiata dalle rom: "Avevo sangue ovunque"

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di Valeria Arnaldi
Il setto nasale gonfio, la pelle livida fin sotto gli occhi. E sulle braccia, l'impronta evidente della stretta da cui si è dovuta divincolare. Maria Assunta Devoti, 63 anni, aggredita mercoledì sulla banchina della metro Barberini da una giovane rom e per questo finita al pronto soccorso, è tornata alla sua routine quotidiana. E anche ad attraversare la città in metropolitana. È all'uscita della stazione, che l'abbiamo incontrata: i segni dell'accaduto ben visibili sul viso ma la forza e la voglia di pretendere giustizia.

Come è avvenuta l'aggressione?
«Mi trovavo sulla banchina, direzione Anagnina, ad attendere la metropolitana. Come sempre, c'erano alcune giovani rom intente a rubare. Io mi sono avvicinata per avvertire i malcapitati di turno. Una rom si è girata verso di me, mi ha colpita con il cellulare sulla mano provocandomi un forte dolore, e ha iniziato a offendermi con parole molto pesanti. Siccome non reagivo, ha insultato anche mia madre, che purtroppo non c'è più. Quando è uscita dalla metro l'ho inseguita».

Poi cosa è successo?
«Fuori c'erano altre 4/5 ragazzine rom, anche loro hanno iniziato a insultarmi e mi dicevano: vieni fuori, ti facciamo vedere noi. Ho detto che le avrei consegnate alla vigilanza per quello che avevano fatto e detto. A quel punto, cinque sono scappate, una non ha fatto in tempo. L'ho presa, lei si è girata e mi ha colpito con il cellulare in faccia con tutta la violenza di cui era capace. Mi sono caduti gli occhiali. Ho iniziato a sentire il sangue che mi colava dal naso e nella gola. Le ho detto: guarda cosa mi hai fatto. Lei è rimasta in silenzio, perché nel frattempo i militari l'avevano bloccata».

Poi sono scattati i soccorsi.
«Avevo paura che il sangue mi soffocasse, non mi facesse respirare e avevo un mal di testa fortissimo. Poi, è venuta l'ambulanza e mi hanno portata al pronto soccorso».

Cosa le hanno detto i medici?
«Non mi hanno mai fatta scendere dalla barella. Sono rimasta lì fino alle 22.30. Il sangue continuava a uscire, dovevano cambiarmi il tampone ogni quindici minuti. Hanno dovuto darmi un secchio per sputare il sangue. Lo avevano fatto anche alla stazione della metro. Poi mi hanno fatto le lastre e mi hanno tenuta in osservazione, perché non si capiva se il setto nasale fosse rotto o meno. Fortunatamente no. A me è andata bene, poteva finire peggio. Oggi borseggiano, domani possono darti una coltellata. Io adesso non posso toccarmi sotto gli occhi, non posso mettere le mani sul viso, non posso soffiarmi il naso. La notte non riesco a dormire, faccio molta fatica a respirare. Il medico di turno mi ha detto che sono una persona da premiare per il coraggio».

L'aggressione avvenuta alla metro Barberini, non è la prima di cui è stata vittima.
«No, sono stata aggredita diverse volte. Ho presentato varie denunce. Io prendo la metro tutti i giorni, vedo sempre queste ragazzine che rubano e cerco di avvertire le persone intorno a me. Le giovani ladre mi hanno sputato addosso, una volta mi hanno conficcato le unghie nella mano girandomi le dita al contrario, mi hanno minacciata, perfino facendomi il segno del coltello alla gola».

Quando è stata aggredita, nessuno l'ha aiutata?
«Le persone intorno hanno urlato ma la gente ha paura. Questi rom ti mostrano il coltello. Neppure la vigilanza può fare niente».

Cosa chiederà il suo avvocato?
«Giustizia. Prima di tutto la condanna di chi mi ha aggredito. Poi il risarcimento danni».

Non ha paura?
«No. Forse finirò male, ma non ho paura, io voglio giustizia. Non accetto che l'Italia e Roma siano ridotte così».

Intanto, ieri, Francesco Giro, senatore di Forza Italia, ha annunciato un'interrogazione parlamentare urgente al ministro dell'Interno Marco Minniti proprio sul caso dell'aggressione alla stazione Barberini della metropolitana. «Il Prefetto deve intervenire subito», ha dichiarato in una nota.

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Ultimo aggiornamento: Sabato 15 Luglio 2017, 11:50
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