Netflix, nuova serie tutta italiana: "Baby" racconterà il caso delle baby squillo ai Parioli

Netflix, nuova serie tutta italiana: "Baby" racconterà il caso delle baby squillo ai Parioli
Diventa una serie Netflix la vicenda di prostituzione di ragazzine liceali nella Roma bene emersa quattro anni fa con grande clamore. Si intitolerà 'Baby', sarà composta da otto episodi, prodotta da Fabula Pictures, il primo ciak nel 2018. Una vicenda molto delicata diventata immediatamente un caso mediatico nazionale.

Nella serie, liberamente ispirata alla storia vera, si racconteranno le vicende di un gruppo di ragazzi dei Parioli in cerca della propria identità e indipendenza tra amori proibiti, pressioni familiari e segreti condivisi. «Guadagnavo molti soldi, anche 5-600 euro al giorno». Riferì una delle due giovani, 14 e 15 anni appena all'epoca dei fatti, coinvolte nell'inchiesta quando venne sentita in tribunale nell'ambito dell'incidente probatorio. «Quello che guadagnavo - spiegò la ragazza - lo spendevo per acquistare vestiti di marca e telefonini».

Le teenager romane si prostituivano in un appartamento dei Parioli con la protezione di un trentenne che organizzava gli appuntamenti con maturi professionisti della buona borghesia, vip, politici ma anche esponenti delle forze dell'ordine. Dopo il lancio mondiale di Suburra La Serie e l'annuncio della docu-serie Juventus FC, Netflix annuncia così la sua terza serie originale italiana, Baby su un tema forte che farà discutere. Un ritratto inquietante del mondo degli adolescenti di oggi e dei pericoli ai quali vanno incontro per fragilità o assoluta mancanza di riferimenti.

Baby esplora il mondo dei teenager italiani attraverso lo stile audace dei 'Grams', un nuovo collettivo composto da cinque giovani autori: Antonio Le Fosse, Eleonora Trucchi, Marco Raspanti, Giacomo Mazzariol e Re Salvador. Gli scrittori Isabella Aguilar e Giacomo Durzi si sono uniti al gruppo, contribuendo con la loro visione al racconto della vicenda. Prodotta da Fabula Pictures, la serie si girerà il prossimo anno. «Siamo entusiasti di dare espressione a voci nuove e originali, che con un approccio innovativo alla narrazione renderanno la serie un caso unico e senza precedenti all'interno della piattaforma» ha fatto sapere Netflix, che si conferma la più grande piattaforma di streaming online del mondo (oltre 109 milioni di abbonati in 190 paesi).

Nella scioccante storia vera a denunciare i fatti era stata la mamma di una delle due ragazzine, la più piccola quella di 14 anni, che si era insospettita del fatto che la figlia avesse dei soldi suoi e di tutti gli 'stranì sms e whatsapp che riceveva. L'altra madre invece era complice e per questo è stata condannata anche in via definitiva in Cassazione a 6 anni e e 4 mesi, con perdità della podestà genitoriale e diritto di successione. Tutti i ricorsi dei condannati sono stati dichiarati «inammissibili» o «rigettati».

Sono divenute definitive anche le condanne di Mirko Ieni ritenuto il 'Dominus' (nove anni e quattro mesi), Riccardo Sbarra (quattro anni e tre mesi), Mario De Quattro (tre anni e cinque mesi), Marco Galluzzo (tre anni e quattro mesi), Francesco Ferraro (un anno e otto mesi) e Nunzio Pizzacalla (sette anni).
Nella sua requisitoria il sostituto procuratore della Cassazione, Ciro Angelillis, aveva sottolineato che tutti gli imputati erano «consapevoli» della minore età delle ragazzine, del fatto che «andavano a scuola» e «non avevano la patente». 

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Novembre 2017, 19:38
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