Alessandro Benvenuti, il mio Avaro moderno

Alessandro Benvenuti, il mio Avaro moderno

di Giancarlo Leone
Quello che il pubblico vedrà al Teatro Parioli nel cartellone 2017-2018 si annuncia come uno spettacolo di particolare interesse. Alla grandezza dell’autore e del testo – Molière con uno dei suoi più formidabili cavalli di battaglia, L’avaro – si somma il valore aggiunto della direzione di un regista innovativo come Ugo Chiti e la presenza di un cast di validi attori, capeggiati da Alessandro Benvenuti, nel ruolo di Arpagone. Lo spettacolo è prodotto dalla Compagnia Arca Azzurra Teatro.

Benvenuti, con quale disposizione d’animo arriva a Roma?
“Arrivo a Roma splendidamente, confortato dal successo ottenuto con questa pièce che ha iniziato la sua tournée in giro per l’Italia. Sono contentissimo di tornare a Roma, città dove abito, gioco in casa. E poi sono felice di far tappa proprio al Parioli, dove ho trovato persone che mi stimano, provano affetto per me e sono tutte animate da una grande passione per il teatro. Quest’anno questo teatro mi ha preso a balia: dopo questo spettacolo, ne seguirà un altro, Sabbie mobili, con una mia regia che vedrà protagonisti Roberto Ciufoli, Gaspare e Max Pisu. E poi tornerò qui il 21 e il 22 dicembre con un evento speciale: Benvenuti in Casa Gori, che mi vedrà regista e protagonista”.

Come sarà il suo Arpagone?
“Sarà un Arpagone totalmente nuovo: ha come linea di modernità un vigore proprio dell’investitore più che dell’avaro, è più dedito alla finanza che all’accumulo”.

Molière ha scritto questo capolavoro nel 1668, quasi 350 anni fa. Se il suo messaggio è ancora valido, il regista Chiti ha apportato dei cambiamenti al testo originale?
“Validissimo, perché tutto ciò capita quando si ha a che fare con dei classici, che si chiamano così per la loro universalità che travalica il tempo e si dimostra sempre attuale. Pur rispettando il testo originale di Molière, Ugo Chiti ha aggiunto preziosi elementi dettati dal suo acume teatrale ed ha consegnato a tutti noi attori bellissime parti, nelle quali ci troviamo veramente a nostro agio”.

Di solito lei è attore e regista dei suoi spettacoli. Come si sente questa volta ad essere diretto da Chiti?
“Mi sento benissimo e prendo sempre in considerazione altre intelligenze perché c’è sempre da imparare. Ma poi Ugo Chiti per me è un fratello di sangue, un compagno di viaggio, con cui lavoro da trent’anni. Io e lui siamo una sola cosa, un bel sodalizio, grazie anche all’Associazione Arca Azzurra Teatro, di cui lui è stato fondatore, composta da persone che stanno insieme da una vita, la compagnia più antica della Toscana”.

Nella sua carriera ha fatto cinema, tv, teatro. A quale dei tre si sente più legato?
“Soprattutto al teatro, forse perché è quello che sto facendo di più. Attualmente, tra regie e recitazione, sono in giro per l’Italia con più spettacoli. Più che un artista sono un ‘invasore’. Ma mi ha fatto anche piacere lavorare in tv, in lavori che hanno un senso, in particolare su Sky Cinema Uno, con I Delitti del Barlume, la serie poliziesca dove ho interpretato il ruolo di Emo, con l’ottima regia di Roan Johnson, che ha avuto fiducia in me e mi ha riportato in tv”.

Quando Alessandro Benvenuti non è protagonista, ma spettatore, che spettacoli guarda?
“Non vedo quasi nulla. Non mi vergogno a dirlo, sono un attore fortunato perché lavoro tantissimo, forse più di altri e non ho tempo di vedere altri spettacoli, manca proprio il tempo materiale. Nel mio poco tempo libero leggo libri, faccio le parole crociate e seguo le serie televisive, specialmente quelle dell’Inghilterra che sono bellissime”.

Perché oggi fanno fatica a venir fuori nuovi comici, nuovi autori? Paura di far flop?
“Assolutamente no, non sono d’accordo. Oggi ci sono delle persone, dei comici bravissimi che certo non vanno né a Colorado, né a Zelig. Non voglio fare torto a nessuno, ma su youtube esistono decine e decine di nuovi comici che non sono ‘istituzionalizzati’. Lo scopo del comico è quello di fare male, deve essere dissacrante, ma deve far pensare, riflettere. Deve essere ‘tosto’, cosa che non sono quelli che vediamo in tv. Tra i veterani un nome per tutti: Antonio Rezza, che non si vede mai in tv, ma che, come tanti come lui, ha un pubblico di nicchia, che lo ama e che lo segue a teatro. In tv non sarebbe capito, perché la tv è la casa dell’ovvio”.

DOVE, COME, QUANDO
L’avaro di Molière con Alessandro Benvenuti.  Adattamento e regia di Ugo Chiti. Teatro Parioli (Via Giosuè Borsi, 20) dal 7 al 19/11. Biglietti da 24 a 35 euro. Info: Tel. 06.8073040 – www.parioliteatro.it
Ultimo aggiornamento: Lunedì 6 Novembre 2017, 16:08
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