Milano, muore dopo un trapianto di cuore sbagliato: slitta la relazione dei consulenti

Muore dopo un trapianto di cuore sbagliato: slitta la relazione dei consulenti
Arriverà i primi di febbraio la relazione dei consulenti nominati dalla procura di Milano, chiamati a valutare se il cuore trapiantato a un sessantenne cardiopatico, morto il 5 settembre 2016 all'ospedale San Camillo di Roma, avesse lesioni pregresse o meno. I periti avrebbero dovuto depositare i risultati oggi, ma hanno chiesto una proroga di 30 giorni. Nell'inchiesta, passata da Roma a Milano per competenza, sono stati indagati per omicidio colposo cinque medici, due del San Raffaele e tre del San Camillo.

Secondo una consulenza disposta dai pm romani e confluita nel fascicolo trasmesso a Milano, al sessantenne cardiopatico sarebbe stato trapiantato un cuore inidoneo.
I medici legali, Massimo Senati e Francesco Alessandrini, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, incaricati dalla magistratura capitolina di eseguire l'autopsia, avevano concluso che il donatore, in sovrappeso, avrebbe avuto due arresti cardiaci, ritenuti tra le cause della, a loro dire, «insufficienza funzionale dell'organo trapiantato». La tesi dei medici del San Camillo, del San Raffaele e anche del Centro nazionale Trapianti, invece, è diametralmente opposta: quel cuore era «perfetto». Le nuove analisi, disposte dal pm Antonio Cristillo, hanno lo scopo di fare luce sulla vicenda. 

Ultimo aggiornamento: Lunedì 8 Gennaio 2018, 21:32
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