Chloe, il rapitore: "Finto sequestro, avremmo diviso i soldi". Il pm: "Non ha le rotelle a posto..."

Chloe, il rapitore: "Finto sequestro, avremmo diviso i soldi". Il pm: "Non ha le rotelle a posto..."
Nuova versione fornita oggi in aula da Lucasz Herba, polacco di Birmingham finito in carcere per il sequestro che avrebbe messo in atto col fratello Michal Konrad Herba, arrestato in Inghilterra e in attesa di estradizione. La modella inglese Chloe Ayling, sequestrata a luglio a Milano e minacciata di essere messa all'asta e venduta sul 'deep web' prima di essere rilasciata, «era d'accordo con me, aveva accettato la mia proposta di un finto sequestro, perché voleva popolarità e avevamo concordato che i soldi che avremmo guadagnato li avremmo divisi e poi potevamo anche uscire assieme».

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Herba, davanti alla Corte d'Assise, ha smentito la sua 'vecchia' versione, resa al gip, che chiamava in causa fantomatici «romeni» nell'organizzazione del sequestro e ha tirato in ballo la vittima, parte civile col legale Francesco Pesce. Più volte il pm Paolo Storari ha messo in difficoltà l'imputato che ha anche sostenuto di aver preparato con Chloe la mail con richiesta di riscatto e foto della ragazza rapita. 



PM: "NON HA LE ROTELLE A POSTO..." «Credo che tutte le sue rotelle non siano a posto, che la sua non sia una tecnica difensiva ma che lui abbia qualcosa che non va». Così, riferendosi alla sua nuova versione resa in aula, il pm Paolo Storari ha chiesto alla Corte d'Assise di Milano di valutare se disporre una perizia psichiatrica su Lucasz Herba, arrestato a luglio e imputato per il rapimento della modella inglese Chloe Ayling.

L'uomo oggi in modo caotico ha sostenuto che la giovane accettò la sua proposta di un «finto rapimento». «Se si sia trattato di un finto sequestro o meno lo vedremo», ha detto il pm le cui indagini imputano al polacco e al fratello il rapimento della ragazza, parte civile nel processo (il legale si è associato alla richiesta del pm). Secondo Storari, però, la Corte deve considerare la necessità di una perizia psichiatrica, perché, date anche le sue versioni contraddittorie, «non si può andare avanti con l'istruttoria». La Corte deciderà nell'udienza del 14 marzo. 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 21 Febbraio 2018, 15:32
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