Stupro di Firenze, domande choc alle due studentesse americane: "Trovate sexy le divise? Urlavate di dolore o di piacere?"

Stupro di Firenze, domande choc alle due studentesse americane: "Trovate sexy le divise? Urlavate di dolore o di piacere?"
Vista la delicatezza del caso, le due studentesse statunitensi che hanno accusato due carabinieri di stupro a Firenze sono state convocate per partecipare ad un'udienza in un'aula bunker, separate dai legali. Il caso risale allo scorso settembre, ma le due ragazze, prima di fare ritorno definitivamente negli Stati Uniti, sono state sottoposte per dodici ore e mezzo alle domande dei legali mediate dal giudice. I due carabinieri accusati di stupro avevano affermato di aver fatto sesso con le due studentesse, riaccompagnate a casa dalla discoteca in cui i due militari erano intervenuti per sedare una rissa, ma anche che queste fossero ubriache, il che escluderebbe un pieno consenso da parte delle ventenni.

Il giudice Mario Profeta aveva spiegato bene alle due ragazze e ai legali delle due parti le 'regole' dell'udienza: «Verrete ascoltate oggi, poi non sarete più disturbate, quello che verrà detto oggi varrà come prova in sede di processo. La legge vieta offese alle testimoni e ogni domanda attinente alla sfera personale o lesiva del rispetto della persona». Come riporta il Corriere della Sera, queste indicazioni sono state ampiamente disattese da Cristina Menichetti, legale del carabiniere Marco Camuffo, che ha chiesto al giudice di inoltrare alcune domande decisamente irrispettose e fuori luogo. Nella maggior parte dei casi, quindi, il giudice ha deciso di non accettare alcuni tipi di domande.



«Vi eravate già scambiati effusioni con Camuffo, prima di entrare nell'appartamento?», «Indossavate la biancheria intima? Eravate ubriache e avevate bevuto anche in auto?» e «Trovate sexy gli uomini in divisa?» le prime domande proposte dall'avvocato. Il giudice non ha gradito e nel respingerle ha sbottato così: «Queste domande non sono attinenti, non torno indietro di 50 anni». Quando poi la legale ha avanzato l'ipotesi che le due studentesse abbiano detto il falso o nascosto qualcosa agli inquirenti, la domanda è stata molto più precisa: «Vi hanno sequestrato degli indumenti per le indagini, ne avete nascosto qualcuno?».

Il giudice Mario Profeta, alla fine, ha dovuto respingere la maggior parte delle domande proposte dall'avvocato Cristina Menichetti. Tra queste, ad esempio, informazioni su relazioni sentimentali e sugli esiti di un test ginecologico sulle malattie virali a cui una delle ragazze si era sottoposta dopo il presunto stupro. Domande che violano, e non poco, la sfera intima e personale delle due testimoni, dunque inaccettabili. Una delle ragazze, durante l'udienza, ha poi specificato: «Ci eravamo baciati, ma non volevo fare sesso con lui. Ero troppo ubriaca per ribellarmi e non ricordo bene quei momenti, ma al mattino seguente avevo un fastidio alle parti intime».
Per non farsi mancare nulla, la legale ha anche fatto delle domande riguardanti le origini peruviane di una delle due ragazze: «Era regolare negli Stati Uniti? È mai stata arrestata dalla polizia?». E ancora: «Avete cercato informazioni su anticoncezionali la mattina seguente? Urlavate di dolore o di piacere in quei momenti?».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 14 Febbraio 2018, 17:42
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