Studentesse stuprate dai carabinieri, la 21enne in aula: "Neppure all'inferno mi farei toccare"

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«No, per nulla, mi ricorda mio nonno. Neppure all'inferno mi farei toccare da lui». Così una delle due ragazze americane, la 21enne, ha risposto ieri (ma si è saputo solo stasera) nell'incidente probatorio a Firenze a una domanda delle difese dei due carabinieri denunciati per lo stupro.



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«Lei ebbe effusioni con l'appuntato Marco Camuffo, lo considerava sexy, le piaceva, provava interesse per lui?», la domanda posta dal gip Mario Profeta. Era nell'elenco delle 250 proposte dai difensori al giudice: molte quelle che non sono state ammesse. 

«Questa domanda - spiega oggi l'avvocato di parte civile Francesca D'Alessandro che assiste la 21enne americana - dimostra il tenore dato all'incidente probatorio dalle difese dei due militari, tanto è vero che il gip delle 250 domande, a testa, ne ha ammesse pochissime, sottolineando che lui stesso non voleva tornare indietro di 50 anni quando anche nei tribunali circolava una diversa, e retriva, concezione della donna». La deposizione delle ragazze si è tenuta con modalità protetta: una per volta, in una stanza collegata audio-video con un'altra ala dell'aula bunker di Firenze, e dentro solo il giudice che rivolgeva domande coadiuvato da un interprete. In questa situazione il gip Mario Profeta, riporta il legale, si è anche sentito proporre dalle difese domande tipo se la 21enne porti gli slip o se in passato avesse già subito stupri, «ma», riferisce lo stesso legale, «ovviamente non le ha ammesse.

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Tuttavia anche per questa piega che rischiava di prendere l'udienza, la mia assistita ha dovuto sostenere sette ore di testimonianza, è stata molto brava a resistere al tentativo di stancarla, di snervarla». La ragazza «ha pianto quando ha dovuto ricordare i momenti clou della violenza», aggiunge l'avvocato Francesca D'Alessandro, che dell'udienza sottolinea anche un altro aspetto: «Quando hanno fatto chiedere al giudice se in casa, a Firenze, le due ragazze tenevano bevande alcoliche, è emerso che da parte delle difese c'era il tentativo di insinuare che le ragazze avessero bevuto dopo lo stupro, cosa che loro stesse hanno negato. Ci è sembrato un modo di voler costruire una rappresentazione delle ragazze come se avessero preordinato tutta la vicenda allo scopo di intascare i soldi della polizza sanitaria, come se avessero ordito un piano per incastrare i carabinieri, una cosa che ci ha fatto sobbalzare tutti sulla sedia. La polizza è quella sanitaria molto comune negli Stati Uniti dove la sanità è privata ed è stata addirittura stipulata dalla loro scuola, neanche dalle ragazze». L'avvocato D'Alessandro ha concluso volendo sottolineare che «l'evidenza scientifica che le ragazze avevano un tasso alcolemico molto elevato che il perito ha definito conclamato stato di ubriachezza, si trovavano in una situazione che compromette le capacità di reagire alle circostanze». 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 24 Novembre 2017, 08:42
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