Pocket money, che cos'è: altro che 35 euro al giorno a ogni migrante
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I famigerati '35 euro al giorno', che poi diventano anche 40 o 50 nei momenti di maggiore tensione sociale o quando la fiamma dell'indignazione social di tanto in tanto si rialimenta, sono una vera e propria bufala. La cifra di 35 euro è infatti la stima della media di quanto lo Stato italiano, anche attraverso fondi europei, spende quotidianamente per ospitare i migranti. Quei 35 euro, però, spesso vanno direttamente alle cooperative d'accoglienza ma servono per coprire diverse spese: vitto, alloggio, ma anche la pulizia dello stabile e lo stipendio del personale addetto all'interno dei centri. In alcuni casi, poi, le cooperative (o le Prefetture) devono anche coprire i costi dell'alloggio nelle strutture alberghiere dove vengono ospitati i migranti.
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Ed è così che alla fine, di soldi in tasca ai migranti, finisce ben poco: la media stimata è di 2,50 euro al giorno, ma in alcuni casi i migranti ricevono un solo euro. Questi pochi spiccioli vengono quindi definiti 'pocket money': una base di sostentamento che dovrebbe, secondo l'intenzione di alcune cooperative, responsabilizzare i rifugiati e richiedenti asilo. «La cifra, anche se minima, serve anche a insegnare ai beneficiari a gestire soldi. Quando arrivano non hanno nessuna dimestichezza con l’euro. Dopo 15 giorni hanno circa venti-trenta euro in tasca, e possono scegliere cosa comprare», ha spiegato Daniela Di Capua, direttrice del servizio centrale del Sistema di protezione e accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo (Sprar), al sito Redattore Sociale.
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 22 Febbraio 2018, 11:53
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