Pamela, il nigeriano Oseghale disperato: "Vorrei riabbracciare mia figlia e la mia compagna"

Pamela, il nigeriano Oseghale disperato: "Vorrei riabbracciare mia figlia e la mia compagna"
«Vorrei riabbracciare mia figlia e la mia compagna». Lo ha confidato al suo legale, l'avvocato Simone Matraxia, durante un incontro nel carcere di Marino del Tronto (Ascoli Piceno), Innocent Oseghale, il 29enne nigeriano da 21 giorni detenuto per omicidio, vilipendio, distruzione e occultamento del cadavere della 18enne romana Pamela Mastropietro ritrovata a pezzi in due trolley a Pollenza (Macerata).

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L'uomo, arrestato anche per detenzione di 70 grammi di hascisc, ha ribadito che non c'è stato alcun omicidio nell'appartamento di via Spalato 124 a Macerata: «La ragazza è morta per un'overdose, io non l'ho uccisa», ha ripetuto Oseghale continuando a dire di aver cercato Desmond Lucky, anche lui arrestato per le stesse accuse insieme all'altro nigeriano Awelima Lucky, solo per procurare una dose di eroina che Pamela gli aveva chiesto e che lui non aveva.



Altro scenario prospettano i risultati della seconda autopsia che ha evidenziato due ferite di coltello al fegato e un colpo alla tempia sinistra che sarebbero stati sferrati quando la ragazza era ancora viva.
Il nigeriano si trova nella sezione filtro di Marino del Tronto dal 17 febbraio quando era stato trasferito dal carcere anconetano di Montacuto dove sono reclusi gli altri due presunti complici: il gip gli ha riconosciuto un ruolo di «assoluto rilievo» nella vicenda. La difesa, ha spiegato il difensore, attende i risultati degli accertamenti scientifici del Ris, di quelli medico legali e della perizia sui telefoni per sottopori a consulenti che nominerà a breve. L'avvocato Matraxia, attaccato sul web per il ruolo di difensore di Oseghale, ha ringraziato anche la Procura per la solidarietà espressa.

Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Febbraio 2018, 15:43
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