Noemi, pugni in faccia prima di essere uccisa
Così come denunciò la madre

Noemi, pugni in faccia prima di essere uccisa: così come denunciò la madre

di Erasmo MARINAZZO
Pugni in faccia. Una sfuriata che non avrebbe risparmiato nulla a Noemi Durini prima che una coltellata al collo le togliesse la vita a 16 anni. Qualche nuovo dettaglio dall’autopsia di martedì scorso sul corpo della giovane ragazza di Specchia scomparsa il 3 settembre e ritrovata dieci giorni dopo nelle campagna fra Castrignano del Capo e Santa Maria di Leuca. Qualche nuovo dettaglio che sembra confermare l’aggravante della crudeltà contestata all’omicida reoconfesso L.M., 17 anni, di Alessano, fidanzato della vittima, insieme alla premeditazione e ai futili motivi. E che rimette ancora in discussione la sua credibilità: nulla, o quasi, di quanto emerso dai primi rilievi, era stato riferito da L.M. durante l’interrogatorio con i magistrati della Procura per i minorenni che hanno poi emesso un decreto di fermo.
Sotto al volto sfigurato dal passare dei giorni e dagli agenti esterni, i medici legali (Roberto Vaglio per la Procura, Ermenegildo Colosimo per l’indagato e Francesco Introna per la madre della ragazza) hanno trovato i segni del pestaggio. I colpi sul viso. Come quelli che la madre di Noemi notò una sera vedendo la figlia rientrare a casa e che la indussero a presentare una denuncia per lesioni e per violenza privata, finita poi all’attenzione della magistratura dei minori.
Come se, insomma, L.M., abbia percosso la ragazza avendola di fronte: senza prenderla alla sprovvista, ma a viso aperto. Lesioni analoghe sono state trovate sulle braccia e sulle gambe, mentre sulla testa sono state notati diversi colpi di coltello. Tutti superficiali, uno ha causato lo spezzamento dell’ultima parte dell’arma, un frammento trovato poi nel corso dell’autopsia. E poi quella coltellata al collo che - salvo diverse conclusioni della consulenza attesa per la metà di novembre - dovrebbe aver sancito la fine di una storia d’amore controversa e violenta.
 
La ricostruzione di L.M. racconta un’altra storia che per il momento non sembra quella della tragica fine della ragazza che - dicono le carte dell’inchiesta - aveva deciso di troncare la relazione: una sola coltellata, alla testa. Ed un paio di colpi di pietra. Mancano tanti passaggi per spiegare le tante lesioni notate nel corso dell’autopsia. Ed anche per capire perché L.M. sostiene di aver avvolto il manico del coltello - a fronte di un piccolo pezzo di lama trovato nel cuoio capelluto della ragazza - nella sua maglietta e di aver sepolto il tutto in un punto della campagna di Castrignano che non ricorderebbe più.
Ha rimosso i dettagli per esigenza di dimenticare quei momenti terribili? Avrà bisogno, L.M., dell’assistenza di uno psicologo o di uno psichiatra per fare emergere la verità che potrebbe aver celato nel subconscio? Oppure starebbe cercando di tenere fuori un complice? Un familiare? A questo proposito i carabinieri del Nucleo investigativo e della Compagnia di Tricase hanno acquisito il filmato dell’intervista rilasciata a “Chi l’ha visto” dai genitori dell’indagato. Non fosse altro perché il padre ha ammesso poi di stare mentendo perché il figlio gli avrebbe rivelato la verità la sera prima. Si cerca così di capire semmai si potrebbe configurare solo il favoreggiamento - non punibile dal codice quando si tratta di familiari - oppure qualcosa di più grave. Il padre è indagato per concorso in occultamento di cadavere, ma le perquisizioni, le ispezioni e le altre indagini non hanno trovato riscontri.
Gli inquirenti sembrano comunque avere le idee chiare. A breve il caso potrebbe ess

Ultimo aggiornamento: Lunedì 25 Settembre 2017, 15:08
© RIPRODUZIONE RISERVATA