Molestata dal padre a Cassino: "La madre sapeva ma non denunciò"

Molestata dal padre a Cassino: "La madre sapeva ma non denunciò"
Mentre Cassino vive la vigilia dei funerali dell'uomo accusato di violenza sessuale nei confronti della figlia e impiccatosi davanti a una chiesa, le indagini sulla vicenda proseguono per chiarire i tanti interrogativi che a oggi non hanno risposte chiare. Su tutti, il comportamento della madre della ragazzina e della sorella maggiore, oggi 28enne: anche lei potrebbe essere stata vittima del padre. Nel frattempo, però, gli avvocati della camera penale locale hanno chiesto accertamenti per rivelazione del segreto istruttorio e istigazione al suicidio.

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La madre e la figlia maggiore, parlando con la polizia di Cassino, non avrebbero fornito alcun particolare che potesse dare credito alle violenze raccontate dalla ragazzina. A rivelare particolari più dettagliati era infatti stato il preside, che in un colloquio a scuola con la madre aveva saputo dei precedenti con la figlia maggiore e delle raccomandazioni alla figlia più piccola di non restare mai da sola a casa con il padre, affetto da problemi di ludopatia e alcolismo. L'uomo era stato allontanato dall'abitazione in cui vivono ancora quattro dei cinque figli; l'ordinanza spiega: «Nell’ambito delle sommarie informazioni, la madre non faceva alcun riferimento al presunto avvertimento dato alla figlia di non rimanere a casa da sola col padre, come asserito dal dirigente scolastico, né tantomeno ad analogo episodio avvenuto nei confronti di un’altra figlia. Tali circostanze saranno evidentemente oggetto di ulteriori accertamenti da parte del pm».

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Vista la delicatezza delle indagini, gli investigatori guidati dal procuratore Luciano D'Emmanuele si stanno muovendo con estrema prudenza. Finora gli inquirenti hanno scoperto che la ragazzina, prima di scrivere il tema, si era confidata con la sorella maggiore e anche la madre si era accorta dei suoi strani comportamenti. Tutto questo, però, non fu riferito dalle due donne in sede di verbale. La figlia maggiore non avrebbe mai confermato alla polizia di aver subito violenze in famiglia, ma è il contenuto vago ed evasivo delle dichiarazioni della madre ad essere oggetto di indagine. La donna, ad esempio, avrebbe solo detto «in maniera alquanto generica» che nell’estate scorsa, quella in cui i fatti sarebbero effettivamente accaduti, i due figli più piccoli avrebbero “mimato con i pupazzi” dei rapporti sessuali.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Gennaio 2018, 15:11
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