La Marina, lo sport e il sogno della toga
Così Andrea sorrideva al suo futuro

La Marina, lo sport e il sogno della toga Così Andrea sorrideva al suo futuro

di Dino MICCOLI
Ufficiale e gentiluomo. Anche se ufficiale non lo è mai stato ma marinaio, sì. Andrea Attanasio è stato un po’ cosi. Una sorta di ragazzo avvolto da un fascino incredibile con una forza e una voglia di vivere che rispecchiavano nella sua natura e nella sua testimonianza di ragazzo garbato e gentile.
Lo piangono in tanti e non si può neppure restringere il campo alla sola Carosino. Andrea, infatti, sino ad un anno fa era in Marina e ne andava fiero tanto che sul suo profilo facebook resta ancora quel legame. Aveva ritentato di restarci dopo avere svolto il ruolo in regime di Vfp (Volontari in ferma prefissata).
Era rimasto fuori per un “soffio”, come si suole dire con semplicità. I genitori (il papà è conducente bus del Ctp) e le sue due sorelle lo avevano in qualche modo rincuorato. O forse avevano capito che quell’ottimismo per il futuro, per un’altra chance, non poteva che derivare proprio dalla luce riflessa dello stesso Andrea. La Marina lo aveva reso felice, gli aveva dato un senso profondo. Tanti amici in quell’ambiente, tanto lavoro svolto con grande abnegazione e senso di responsabilità. Ma nella sua personalità poliedrica e con i piedi per terra, Andrea, sapeva che la formazione e la cultura avessero un peso specifico.
Per questo non aveva mollato i suoi studi di Giurisprudenza riprendendo in seguito le lezioni nella sede tarantina dell’ateneo barese. Gli mancavano pochi esami. Già, ufficiale e gentiluomo ma anche studente e lavoratore. «Un grande lavoratore e un amico vero - dicono di lui ancora increduli i familiari e i suoi amici più stretti. Perché Andrea conosceva il significato della fatica, perché “nessuno ti regala nulla”. E lavorava. Dove poteva, in pizzeria, in un bar.
Nessuno scandalo, nessuna umiliazione, anzi, riteneva che questo fosse “normale” dopo avere dismesso gli abiti con le stellette. E in questo modo le sue amicizie sempre sincere, improntate al sorriso, all’allegria, non facevano altro che allargare i propri orizzonti. A Roccaforzata con alcuni amici di sobri aperitivi, si è spezzato più di qualche legame autentico. In un bar della centralissima piazza andava in scena l’allegria. Quella voglia di vita, però, mai banale, mai eccessiva. A Taranto, idem. Di recente era qui che lavorava. Andrea amava la vita nelle sue sfumature più semplici e più belle. Amava lo sport, aveva praticato arti marziali per curare autocontrollo, autostima e corpo nello stesso tempo – e non è una esagerazione se in alcune foto appare molto somigliante ad un giovane Christian De Sica. L’unica incongruenza è quell’essersi trovato nel posto sbagliato al momento inopportuno, che gli sia toccato un finale in cui questa volta il governo della nave non gli sia stato possibile. 
Il dolore e lo sgomento raccoglie i suoi “cocci” sulla piattaforma social. Un po’ per non spezzare il filo col povero Andrea. Un po’ per chiedere la “conferma” che tutto questo possa dirsi solo un incubo, magari una “bufala”, uno scherzo crudele e inaccettabile di qualche amico burlone. E invece è scherzo crudele, si, ma di quel destino senza volto, contro cui magari prendersela sferrando qualche colpo d’arte marziali. “Non avrei mai voluto scriverti per dirti Addio... Ti ricorderò sempre col tuo sorriso che illuminava tutta tp... Ora illumina il paradiso con la tua solarità e fai ridere gli angeli come te”- è forse il commento di un collega di Marina.” Non é possibile André.. Non voglio crederci! Avresti stravolto il mondo.. Rip Ti vogliamo bene!”, e ancora “Ciao Andrea...non ci posso credere. Mi ricordo quando seguivamo insieme le lezioni, quanto mi facevi ridere! Quante cose ricordo.. E ricordo quando mi dicevi che volevi goderti la vita giorno per giorno. Sei stato un grande amico, ti voglio bene, fai buon viaggio...”

Ultimo aggiornamento: Domenica 24 Settembre 2017, 22:15
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