Burgez e il lavoro: "Perché le filippine? Le italiane hanno palestra e moroso...". L'annuncio fa il giro del web

Burgez e il lavoro: "Perché le filippine? Le italiane hanno palestra e moroso...". L'annuncio fa il giro del web
Ma il lavoro, per i giovani italiani, e per le giovani italiane, c'è o non c'è? Della comunicazione irriverente ha fatto il suo punto di forza, ma la reazione a un suo annuncio di lavoro per un posto di cassiera forse non se l'aspettava: la catena di fast food Burgez è stata sommersa di critiche e accuse di razzismo e sessismo per aver scritto sui social «Italiane, svegliatevi! Il lavoro c'è, siete voi che non ci siete». 

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Una trovata di marketing che arriva dopo la pubblicità della Tirrenia, tacciata sui social di 'razzismo', che con un slogan si vanta di avere a bordo delle sue navi «solo personale italiano». Burgez inverte i fattori, abdicando all'italianità, ma le critiche sono piovute lo stesso. «Se ci chiedete perché la maggior parte delle cassiere sono ragazze filippine - si legge nel post incriminato - vi rispondiamo perché le italiane il sabato hanno il moroso, il mercoledì hanno la palestra, la domenica la stanchezza, ecc.». 

«Non è vero che non vogliamo le italiane, anzi - spiega Simone Ciaruffoli, fondatore di Burgez - ne vorremmo di più in organico, ma è difficile trovarne: qualcuna viene al colloquio con la mamma, altre con il fidanzato. La palestra e la stanchezza sono solo alcune delle frasi sentite ai colloqui, che nessuna ragazza non italiana ci ha mai detto. Questo non è razzismo, ma la realtà, e allora mi chiedo: la gente ce l'ha con noi perché abbiamo detto una cosa non vera o perché abbiamo detto una cosa vera? È inutile difendere l'italianità a tutti i costi, meglio spronare i giovani, tanto che da ieri a oggi - sottolinea - ci sono già arrivati 260 curricula». 
 

«Spesso ci chiedono perché assumiamo tanti filippini, allora abbiamo messo un annuncio per dire che cerchiamo anche italiani, che sono un terzo del nostro organico, e lo abbiamo scritto - racconta Ciaruffoli - in modo provocatorio come fa Burgez, che ha la presunzione di essere una testa pensante e non solo panini. L'annuncio non è razzista né sessista, da noi c'è di tutto, dai filippini alle romene, ma non è un segreto che il personale italiano latiti in cucina, dove ci sono turni duri e difficili. Non pensavo che si potesse scatenare tutto questo delirio, ma la gente vede ciò che vuol vedere e ha visto un razzismo al contrario che non esiste». 
 

Oltre a mail arrabbiate e post accusatori, alla catena - tre locali a Milano, due di prossima apertura nel 2018 sempre nel capoluogo lombardo - sono anche arrivati i curricula e tanta visibilità. Fin dall'apertura, a fine 2015, l'azienda ha puntato su una promozione aggressiva, tanto che alla sua comunicazione «irriverente e cattiva» è stata dedicata anche una tesi di laurea all'università Cattolica. «La vendita di panini va bene, ma parallelamente - spiega Ciaruffoli, un passato da direttore creativo in Ovo e da sceneggiatore per la tv - facciamo anche questo mestiere. Quando ho creato Burgez ho pensato a dargli un pensiero, a usare il panino come pretesto per veicolare un brand, tanto che in futuro nascerà una Burgez Academy con una parte creativa e una rivista stile 'Colors' per Benetton».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 14 Marzo 2018, 14:11
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