Ikea, ecco perché mamma Marica è stata licenziata

Ikea, ecco perché mamma Marica è stata licenziata
La situazione è ancora tesissima dopo lo sciopero di otto ore di ieri, durante il quale vari dipendenti dello store di Ikea a Corsico hanno incrociato le braccia per chiedere a gran voce il reintegro di Marica Ricutti, la 39enne madre separata di due figli, di cui uno disabile e bisognoso di terapie e assistenza, licenziata dal colosso svedese dopo 17 anni di lavoro.



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Tutto era iniziato con una lettera di richiamo inviata alla donna il 3 ottobre scorso: Ikea la accusava di essersi "autodeterminata l'orario di lavoro" e di aver fatto continue assenze, nonostante fossero giustificate da tutti i certificati necessari. Nella nota scritta dall'azienda, si legge che "negli ultimi otto mesi la signora ha lavorato meno di una settimana al mese". I suoi colleghi, però, si rifiutano di definirla assenteista: «Di recente la vita si è accanita particolarmente su di lei. Per il bambino, che necessita di terapie e riabilitazione, ha la 104, ma negli ultimi mesi le è morto il padre e la madre ha subìto un trapianto. Alla fine anche la sua energia ne ha risentito, non era al meglio e si vedeva. Ma è sempre stata determinata e ambiziosa sul lavoro».



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A garantirlo anche una collega che lavora con lei sin da prima che la gestione passasse dall'essere svedese a italiana: «C'è stato un grande cambiamento, in peggio. Lavora da noi da 17 anni e posso dire che si è sempre data da fare. Anche occupandosi dei due figli è riuscita a laurearsi in Scienze dell'Alimentazione, voleva fare carriera nel reparto Food e ne aveva avuto anche l'opportunità. Era nel bistrot, ma questa estate i responsabili le hanno proposto una promozione a coordinatrice del ristorante. Aveva accettato, ma chiedendo di non vedersi gli orari stravolti proprio per le necessità del figlio, che tutte le mattine doveva fare terapia».

Secondo il racconto di questa collega, Marica avrebbe chiesto un cambio dei giorni lavorativi, avvicinandoli al week-end, quando i figli passavano il tempo con il padre. Nessuno dei responsabili, però, le sarebbe venuto incontro, nonostante si fosse rivolta al sindacato Filcams Cgil che ha scritto due volte all'ufficio del personale, pare senza risposta. «Da noi ci sono tante teste, ma nessuno ha preso la decisione di andarle incontro», sottolinea la collega. La lettera di richiamo sarebbe giunta il 3 ottobre dopo che la donna era arrivata per due volte con due ore di ritardo rispetto all'inizio del turno. Dopo essere stata convocata per una spiegazione il 13 novembre, Marica è stata licenziata la settimana seguente.

A decidere i turni e le rotazioni di ben 6500 dipendenti, per ogni semestre, è un algoritmo che tiene conto di orari, festività e variabili come le condizioni climatiche o gli arrivi degli stock merci.
“Da Ikea fanno sapere che non è "pensabile che nel 2017 si possano ancora fare a mano i turni di 6500 persone" e aggiungono, suggerendo quella che avrebbe potuto essere la soluzione, che la "prassi dei cambi di turno tra colleghi concordati con i responsabili è normale" tanto che se ne registrano nel solo centro di Corsico con 450 dipendenti ben "1800 al mese". E la collega Marta in questo sembra dargli ragione. "Il problema non sono le macchine, ma chi sta a guardare", conclude, facendo notare che se "è normale che un algoritmo dimentichi il fattore umano", ci dovrebbe essere sempre "qualcuno con il dovere di ricordarlo".”
Ultimo aggiornamento: Giovedì 7 Dicembre 2017, 19:43
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