Terremoto, ecco come ci avvisa del suo arrivo: la strana anomalia prima delle scosse

Terremoto, ecco come ci avvisa del suo arrivo: la strana anomalia prima delle scosse
«Quella dei precursori sismici è una frontiera ancora lontana, ma vogliamo pensare di aver fatto dei passi in avanti molto importanti per raggiungerla». Commentano così i ricercatori della Sapienza di Roma, del Cnr e dell'Ingv che in uno studio pubblicato su Nature Scientific Reports hanno messo in evidenza come, già prima della scossa del 24 agosto 2016, qualcosa nell'acqua delle sorgenti situate nel cratere sismico era cambiato.

Già dal mese di marzo 2016, infatti, in sette diverse sorgenti dell'Appennino centrale e in un pozzo situato tra Sulmona e Popoli (a oltre 70 km dall'area compresa tra Amatrice e Accumoli), i livelli di arsenico, ferro, vanadio e anidride carbonica erano improvvisamente aumentati. Una tendenza costante, proseguita anche dopo la prima scossa della crisi sismica, quando dalle analisi delle acque era risultato un aumento della quantità di cromo, oltre ad un innalzamento delle falde acquifere. Solo oggi, a più di un anno di distanza dal terremoto che ha distrutto Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto, i livelli sono tornati nella norma. Lo riporta Repubblica.it.





Non c'è alcuna certezza, ma l'ipotesi sembra fondata: tra i segnali che la Terra potrebbe mandare prima di forti scosse potrebbe esserci proprio una variazione della composizione dell'acqua, oltre ad un aumento della portata delle sorgenti. «Forse le sorgenti superficiali, prima degli eventi sismici, si mischiano alle acque più profonde», spiega Andrea Billi del Cnr, che ricorda come in Irpinia aumentò il livello delle sorgenti dopo il 1980 e come in Cina, nel 1975, prima di una devastante scossa il livello dei fiumi era improvvisamente aumentato. Marco Petitta, idrogeologo della Sapienza, spiega che lo stesso è avvenuto a L'Aquila nel 2009 e che anche in Giappone alcune analisi, svolte poco prima del terremoto di Kobe del 1995 e quello del 2011, avevano rivelato l'alterazione dell'acqua, con valori anomali di gas tra cui il radon.





Finora le caratteristiche delle acque sorgive non sono mai state considerate come affidabili precursori sismici. Eppure un giovane ricercatore, Marino Domenico Barberio, dal 2015 aveva iniziato a monitorare le sorgenti nei pressi di Sulmona, sorprendendo con i risultati anche Petitta, il suo docente accademico. «Sono dati interessanti, anche perché sappiamo che la frattura avvenuta con il terremoto ha fatto sì che le acque superficiali venissero contaminate da elementi presenti solo a determinate profondità» - spiega Billi - «Ad ogni modo, ogni territorio fa storia a sé e servirebbe monitorare aree estese nel lungo termine. La strada è lunga e difficile, ma non impossibile. Fino al 1980 non avevamo neanche una rete sismica nazionale».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 2 Ottobre 2017, 10:37
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