Il “manifesto Slow-food” nasceva trent’anni fa

Il “manifesto Slow-food” nasceva trent’anni fa
l 3 novembre 1987 fu pubblicato il documento
che ha cambiato per sempre il mondo del cibo
E’ uscito in questi giorni il libro “Slow Food. Storia di un’utopia possibile” (Giunti-Slow Food Editore, 18 euro), definito la “biografia ufficiale” del movimento con la chiocciola. L’hanno scritto il fondatore, Carlo Petrini, e il giornalista Gigi Padovani (che con la moglie cura queste pagine da 6 anni). Pubblichiamo uno stralcio del libro, con il racconto dell’appello intitolato “Una proposta rivolta a tutto coloro che vogliono vivere meglio: Slow-food”.

Il primo McDonald’s italiano aprì un po’ in sordina a Bolzano. Ma il secondo, a Roma, presentato come il più grande del mondo con i suoi 1200 metri quadri, nel 1986 suscitò polemiche e aspre reazioni tra gli intellettuali italiani. L’arrivo del fast food fu un avvenimento rilevante, in l’Italia, e in particolare nel centro storico di Roma non poteva passare inosservato. (…) Nelle cene all’Osteria dell’Unione di Treiso si dissertava con disgusto snob di quell’Italia consumista e televisiva. Tra un bicchiere di Dolcetto e un piatto di tajarin di Pina, una sera nacque l’idea di reagire. Lo racconta Folco Portinari, allora dirigente della Rai a Milano: «Alcuni locali storici d’Italia, anche a Firenze, si erano trasformati in fast food. A forza di sentirne parlare, ci venne l’idea di cercare di arginare questa calata dei barbari con lo slow food: la intendemmo come una trincea difensiva. Carlin (Petrini, ndr) mi chiese di provare a stilare un manifesto con la nostra filosofia». Poeta, critico, intellettuale ironico e colto, Portinari scrisse il testo, Petrini raccolse le adesioni e il 3 novembre 1987 comparve sulla prima pagina del Gambero Rosso. Dopo le firme di Portinari, Petrini, Bonilli e Parlato, seguivano quelle di artisti di fama: Dario Fo, Francesco Guccini, Gina Lagorio, Enrico Menduni, Antonio Porta, Ermete Realacci, Gianni Sassi, Sergio Staino. Il primo documento era più lungo di quello entrato a far parte degli atti ufficiali di Slow Food. [Ecco alcuni stralci del testo, ndr]: « Contro coloro, e sono i più, che confondono l’efficienza con la frenesia, proponiamo il vaccino di un’adeguata porzione di piaceri sensuali assicurati da un praticarsi in lento e prolungato godimento. Da oggi i fast food vengono evitati e sostituiti dagli slow food, cioè da centri di goduto piacere. In altri termini, si riconsegni la tavola al gusto, al piacere della gola. (…) Se poi si reclamassero gli slogan a tutti i costi, certo non mancherebbero: a tavola non si invecchia, per esempio, sicuro, tranquillo, sperimentato da secoli di banale buonsenso. Oppure: lo slow - food è allegria, il fast – food è isteria. Sì, lo slow food è allegro!».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 30 Ottobre 2017, 23:30
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