È morto Maximilian Schell, Oscar per “Vincitori e vinti”: aveva 83 anni

È morto Maximilian Schell, Oscar per “Vincitori e vinti”: aveva 83 anni

di Gloria Satta
Bello, imponente, profondi occhi neri e carriera di prestigio sempre a cavallo tra Hollywood e l’Europa, Maximilian Schell morto a 83 anni in una clinica di Innsbruck per una polmonite.



L’attore austriaco aveva interpretato un centinaio di film e conquistato un Oscar nel 1961 per il ruolo dell’avvocato tedesco in Vincitori e vinti di Stanley Kramer, sul processo di Norimberga.



In quello stesso anno, vinceva la statuetta (per La Ciociara) anche Sofia Loren che pochi mesi dopo avrebbe fatto coppia con l’attore in I sequestrati di Altona, diretto da Vittorio De Sica e tratto da un dramma di Sartre: lei interpretava un’attrice del Berliner Ensemble, lui un ufficiale della Wehrmacht accusato di crimini di guerra.



Considerato il tedesco più famoso dello star system mondiale, Schell era nato a Vienna l’8 dicembre 1930 da un industriale svizzero e un’attrice austriaca ed era il fratello minore di Maria Schell, l’attrice scomparsa nel 2005. Coltissimo e riservato, prima di conoscere il successo internazionale Maximilian era stato un apprezzato protagonista del teatro e considerava il cinema quasi un mestiere secondario. «I ruoli migliori li ho interpretati in palcoscenico», amava ricordare.



La carriera Eppure era stato il grande schermo a regalargli la fama anche al di fuori dell’Europa grazie a personaggi diversi e sempre, sia nel bene sia nel male, di grande spessore: il soldato disertore (All’Est si muore, 1955), l’ufficiale tedesco (Ein Mädchen aus Flandern, 1956), ancora il nazista in I giovani leoni, girato nel 1958 accanto a Marlon Brando e Montgomery Clift, un film che gli averebbe aperto le porte di una carriera teatrale e televisiva a New York.

Ma impersonò anche il frate (Cronache di un convento, 1962), il rapinatore (Topkapi, 1964), un feroce assassino (La dimensione della paura, 1965), il liberatore del Sudamerica Simòn Bolivàr (nel film di Blasetti, 1969). Della galleria dell’attore fa parte anche una lunga serie di militari tedeschi, violenti o disillusi, come nei film La Croce di ferro (1977) e Quell’ultimo ponte di Sam Peckinpah (1977). Schell lavorò poi con Fred Zinnemann, interpretando in Giulia (1977) un militante della Resistenza tedesca, ruolo che gli valse una nuova nomination all’Oscar. Un’altra l’aveva avuta due anni prima per The Man in the Glass Booth.



L’autore Al culmine del successo come attore, negli anni Settanta Schell passò alla regia e diresse quattro film, ispirandosi a Dürrematt (Assassinio sul ponte) e Turgenev (Primo amore) arrivando due volte in finale all’Oscar. Per la televisione tedesca realizzò nel 1983 un indimenticabile documentario di 17 ore su Marlene Dietrich (anche questo ebbe una candidatura all’Academy) e, nel 2002, raccontò per immagini la carriera della sorella Maria, attrice come gli altri due fratelli di Maximilian, Immy e Carl.

Negli ultimi anni Schell era tornato a recitare in teatro, che tuttavia accantonò per un ritorno di fiamma cinematografico: nel 1994 l’attore interpretò Little Odessa, opera prima di James Gray e Leone d’argento a Venezia, una tragedia contemporanea sugli ebrei russi emigrati in Inghilterra. Tra grande schermo e televisione, sarebbero seguiti film come Uccelli di rovo, Vampires, Deep Impact, Giovanna d’Arco, Un tuffo verso l’amore, Il principe e la fanciulla, Essenze d’amore e l’ancora inedito Les brigands, girato in Francia l’anno scorso.



La musica Padrino di battesimo di Angelina Jolie, Schell lascia la seconda moglie Iva Mihanovic, cantante lirica trentacinquenne di origine croata sposata l’anno scorso. E l’autobiografia scritta nel 1997, Der Rebell: eine Erzhählung, in cui racconta la sua vita e la sua carriera tra Europa e Stati Uniti. Nella sua intensa vita artistica ci fu posto anche per il dramma Herostrat, scritto nel 1965.



L’attore adorava la musica («mi ha insegnato moltissimo») che conosceva profondamente, e suonava il pianoforte tutt’altro che da dilettante: ebbe infatti i complimenti di Bernstein e una volta si cimentò perfino con i Berlin Philarmoniker, diretto da Abbado.
Ultimo aggiornamento: Martedì 4 Febbraio 2014, 08:48
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