Pensioni anticipate a 63 anni con il prestito bancario: il costo delle rate

Pensioni anticipate a 63 anni con il prestito bancario: il costo delle rate

di Andrea Bassi
 ROMA. I lavoratori potenzialmente interessati al provvedimento sono molti: 300 mila secondo il governo. Tutti quelli che vorrebbero andare in pensione prima del compimento dei 66 anni e 7 mesi previsti dalle norme vigenti, e che non hanno potuto usare gli altri strumenti approvati nei mesi scorsi da Palazzo Chigi, come l’Ape sociale per i lavori gravosi e le norme per i cosiddetti lavoratori “precoci”. Ma per capire se l’Ape volontaria, il pensionamento anticipato a partire da 63 anni per tutti i lavoratori pubblici e privati, avrà successo, bisognerà attendere di vedere quale sarà l’accoglienza del meccanismo ideato dal team economico di Palazzo Chigi insieme ai tecnici del ministero del lavoro e di quello dell’Economia.

Il sistema ormai è noto, è quello di un prestito erogato dalle banche e garantito dalle assicurazioni contro il rischio di premorienza. Per il tempo che manca al compimento dei 66 anni e 7 mesi, il lavoratore potrà vivere grazie a un prestito degli istituti di credito che potrà variare dal 75% al 90% del futuro assegno pensionistico. Una volta compiuti i 66 anni e 7 mesi, l’Inps inizierà a versare la pensione, che però per 20 anni, ossia per 260 mesi, sarà al netto della rata di restituzione del prestito, degli interessi e della polizza assicurativa.

Quanto peserà questa rata? Secondo i calcoli, in media il 4,8% della pensione mensile, anche considerando che la metà degli interessi e del costo della polizza sarà detraibile. Ieri il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha annunciato con un tweet di aver firmato il decreto attuativo dello schema di pensionamento anticipato. Il provvedimento era atteso da quattro mesi, perché l’Ape volontaria sarebbe dovuta partire a maggio. Poco male. Il testo del decreto stabilisce che le domande potranno essere «retroattive», si potranno cioè chiedere gli arretrati. Prima di partire, però, mancano ancora dei passaggi, nemmeno troppo secondari. Il più importante è la firma degli accordi quadro con il sistema bancario (per definire il tasso di interesse da attuare al prestito) e con le assicurazioni (per definire il costo della polizza). Con le banche l’accordo forse è a portata di mano.

Il governo aveva ipotizzato che il tasso di interesse potesse fermarsi al 2,5%.
Ma le simulazioni erano state fatto quando l’Irs, il tasso interbancario alla base dei mutui a tasso fisso, era meno dell’1,3%. Il che significa che le banche si sarebbero “accontentate” di uno spread dell’1,2%. Oggi l’Irs è salito all’1,43%, e dunque il tasso viaggerebbe più verso il 2,7-2,8%. È probabile che le banche chiedano un meccanismo di adeguamento periodico, visto che nel prossimo futuro i tassi sono dati in aumento. Per le assicurazioni i calcoli sono più complessi. Una vera sfida, visto che devono assicurare dei 63 enni in caso morte per i successivi 20 anni. Secondo le stime, il prezzo da pagare sarebbe di poco superiore al 30% del valore del prestito.




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Ultimo aggiornamento: Martedì 5 Settembre 2017, 12:35
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