Riapre la caccia, gli ambientalisti: "Italia stremata, senza regole cinque specie a rischio estinzione"

Riapre la caccia, gli ambientalisti: "Italia stremata, senza regole cinque specie a rischio estinzione"

di Lorena Loiacono
La caccia è aperta, ma gli ambientalisti denunciano irregolarità d Nord a Sud e rischi altissimi. Mancano infatti i piani faunistici venatori e, quest'anno più che mai, c'è da fare i conti con territori letteralmente depredati (quasi desertificati) dalla stagione estiva, che ha portato un'impennata di incendi e siccità.

Per regolare la caccia esiste infatti il piano faunistico venatorio, serve a prevedere le zone di protezione per gli animali, le aree in cui può svolgersi l'attività venatoria e le modalità con cui la caccia va svolta. Ma in Italia la maggior parte delle regioni non è in regola. «Undici regioni denuncia la Lipu, associazione per la conservazione della natura hanno il piano faunistico venatorio assente o scaduto addirittura da tempo. Aggiungiamo cinque specie globalmente minacciate ancora cacciabili. Insomma, questi aspetti sono l'emblema di una stagione di caccia che, oltre alle conseguenze di incendi e siccità, parte all'insegna di infrazioni, assenza dello Stato e gravi carenze regionali». 

Solo dieci regioni italiane hanno un piano faunistico venatorio valido, di cui appena quattro hanno un piano realizzato nell'arco degli ultimi cinque anni. Per le altre, la pianificazione è del tutto assente o scaduta: solo in Campania, Friuli-Venezia Giulia e Sicilia la Valutazione d'Incidenza è recente. 

Su questi ritardi è arrivata una segnalazione di infrazione anche alla Commissione europea. Ma tra le specie cacciabili ci sono anche 5 specie di uccelli classificate come Spec 1, minacciate a livello globale, dal nuovo rapporto Birds in Europe: tortora selvatica, coturnice, pavoncella, moriglione e tordo sassello. Al via anche i controlli dei carabinieri contro il bracconaggio con 83 gruppi e circa 1000 tra comandi stazione e nuclei tutela biodiversità, per intensificare le operazioni di controllo e di prevenzione.

L'appello alla correttezza arriva anche dalla Fenaveri, la Federazione delle associazioni nazionali venatorie riconosciute: «Diamo dimostrazione della nostra correttezza di comportamento, diamo prova che la nostra è una attività sostenibile, che nel quadro di una equilibrata gestione costituisce una risorsa insostituibile per la tutela dell'ambiente e della fauna».

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«Semplicemente perché abbiamo assistito a una stagione di siccità epocale. I ghiacciai delle Alpi, sul territorio italiano, stanno perdendo spessore spessore. Senza considerare gli incendi che hanno falcidiato territori importantissimi».
Con quali conseguenze?
«Per gli animali sono sparite le pozze d'acqua che li dissetavano mentre con i roghi ne sono morti tantissimi: solo nella pineta di Castelfusano, a Ostia, i volontari della Lipu ne hanno trovati migliaia. Mi chiedo per davvero a cosa serva oggi la caccia». 
Che cosa si poteva fare, allora? 
«Rimandare l'avvio della caccia di un anno. La natura ha bisogno di tempo per rimettersi in sesto, si poteva tranquillamente concedere almeno un anno di tregua».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Settembre 2017, 08:45
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