'Il professor Cenerentolo', con Pieraccioni
e Laura Chiatti c'è anche Flavio Insinna

'Il professor Cenerentolo', con Pieraccioni ​e Laura Chiatti c'è anche Flavio Insinna

di Michela Greco
ROMA - «I personaggi cialtroni? Hanno più poesia rispetto a quelli “risolti”». È con questa idea in testa che Leonardo Pieraccioni ha creato l'Umberto di Il professor Cenerentolo, il suo nuovo film in sala dal 7 dicembre. Dopo tante commedie romantiche in cui il comico toscano si proponeva come ragazzo semplice e impacciato, ma sincero, qui si trasforma in un galeotto nel carcere di Ventotene - una location scelta per «edulcorare una realtà severa» - messo dentro dopo un maldestro tentativo di rapina in banca e diventato per tutti "il professore".


Impegnato nel lavoro in biblioteca e nella regia di film con i detenuti, Umberto è il beniamino del direttore del penitenziario Flavio Insinna e l'obiettivo sentimentale della svalvolata Laura Chiatti, che lo conosce in carcere in occasione di una proiezione. L'ex moglie e la figlia adolescente, invece, si allontanano progressivamente da lui.

«A partire da quel capolavoro che è I soliti ignoti - ha detto l'attore-regista - mi sono innamorato delle bande di disgraziati che cercano di svoltare in modi improbabili. Ma in questo caso il vero colpo da mettere a segno è la riconquista del rapporto con la figlia», che sullo schermo è interpretata da una giovane attrice - «simile a come immagino la mia figlia vera a quell'età» - mentre alla sua vera bimba di 5 anni Pieraccioni ha riservato una piccola scena di ballo.

La sua partner in scena, invece, è una Laura Chiatti in versione "fulminata": «È un personaggio cucito su di me - ha detto l'attrice - fragile, dolce e... bipolare, che soffre di un'invalidità mentale e risulta ambigua: passa dalla tenerezza alla follia in un secondo».

Una co-protagonista un po' diversa dalla semplice combinazione di bellezza e romanticismo a cui ci aveva abituato il cinema di Pieraccioni: «Sono passati vent'anni dalla mia prima regia con I laureati e ora, a 50 anni - ha sottolineato il comico - mi sono fatto un regalo deviando un po' dalla classica commedia romantica. Se devo pensare a un bilancio di carriera, mi viene istintivo ringraziare il pubblico, che è stato generoso con me sin da quando esordii con un lungometraggio in pellicola dopo tanti corti, uscendo in due sale: a Firenze nord e Firenze sud. Poi mi sono allargato e sono arrivato anche all'estero, cioè a Roma, ma alla fine mi sento sempre un cabarettista prestato al cinema».
Ultimo aggiornamento: Martedì 1 Dicembre 2015, 10:43
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