Tumore al colon, il test RAS non basta per
individuarlo: ecco le ultimissime alternative

Tumore al colon, il test RAS non basta per ​individuarlo: ecco le ultimissime alternative

di Antonio Caperna
ROMA - Caratteristiche del paziente, biologia molecolare della malattia, obiettivi del trattamento sono fattori importanti nella decisione terapeutica in oncologia. Un peso particolare hanno i biomarcatori, ovvero gli indicatori (biologici, genetici o chimici), che possono esser messi in relazione con l'insorgenza o lo sviluppo della patologia.





In campo oncologico l'aumento della concentrazione dei biomarcatori può essere indicativo dello stato del tumore stesso e, quindi, rivelatore di particolari interventi terapeutici la cui efficacia può essere monitorata e valutata. Quindi un buon biomarcatore deve possedere alto valore prognostico e predittivo, ossia essere in grado di predire una malattia e di indirizzarla verso quei trattamenti che potrebbero avere maggior successo. Nel caso del tumore del colon retto metastatico moltissimo è stato fatto grazie al test molecolare del gene RAS. Tuttavia nel recente congresso di oncologia ESMO di Madrid alcuni studi hanno sollevato il dubbio che questa metodica non sia sufficiente, per decidere il miglior trattamento per i pazienti. Gli studi FIRE-3 e CALGB/ SWOG 80405, infatti, hanno valutato i diversi approcci al trattamento di prima linea nei pazienti con cancro del colon-retto senza la mutazione del gene RAS (RAS wild type).



In particolare, hanno confrontato il trattamento anti-EGFR (bloccante il fattore di crescita epidermico), cetuximab e anti-VEGF (bloccante del fattore vascolare endoteliale di crescita) bevacizumab, entrambi associati alla chemioterapia. «I risultati confermano che le due strategie di trattamento sono una valida opzione, in quanto non abbiamo ancora trovato il miglior biomarcatore predittivo per la scelta del trattamento ottimale nel carcinoma del colon-retto metastatico e quindi dobbiamo prendere in considerazione anche altri fattori nella scelta del trattamento più appropriato per un determinato paziente- afferma il prof. Dirk Arnold, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica, Klinik für Tumorbiologie a Friburgo, in Germania- I risultati dello studio CALGB su una popolazione di pazienti più ampia non sono riusciti a dimostrare una differenza di sopravvivenza globale con cetuximab rispetto a bevacizumab, sollevando domande circa la più adeguata scelta terapeutica».



Per il professor Fortunato Ciardiello della Seconda Università di Napoli, presidente ESMO eletto, «questi studi contribuiscono al nostro concetto di medicina di precisione». «In termini di biologia molecolare – conclude il prof. Arnold – la situazione attuale di usare il solo test RAS non è sufficiente. In futuro abbiamo bisogno di una definizione più precisa dei biomarcatori ed eventualmente identificare anche sottogruppi più piccoli di pazienti».



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Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Ottobre 2014, 10:01
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