Foley, caccia al boia con l'accento inglese.
"Si chiama John". Servizi segreti al lavoro

Foley, caccia a John, il boia con l'accento britannico
LONDRA - ​ caccia al boia che minaccia l'Occidente con accento inglese. I servizi di intelligence britannici e americani sono al lavoro, insieme, per identificare la mano che ha decapitato il giornalista statunitense James Foley. Per dare forse un volto, un nome, a quella voce che dall'agghiacciante video - un drammatico dejà vu - urla al mondo la rabbia dell'Isis. Il video è autentico dice la Casa Bianca.



È poi il primo ministro britannico David Cameron, rientrato oggi d'urgenza a Londra interrompendo le vacanze per affrontare la nuova emergenza, a confermare che sì, «sembra sempre più probabile che sia britannico» l'estremista vestito di nero che avrebbe decapitato Foley. E l'incubo torna a Downing Street: è l'estremismo 'cresciutò in casa. «Sono fin troppi i britannici che vanno in Siria ed Iraq per unirsi alla jihad, ripete il premier: »dobbiamo aumentare gli sforzi per fermarli«.



Londra parla da mesi di come l'avanzata dell'Isis, la corsa del califfato estremista, costituisca una »minaccia diretta per la sicurezza nazionale«. Lo ricorda il ministro degli Esteri Philip Hammond: il governo è consapevole della presenza di britannici »in numeri significativi« tra gli estremisti che operano all'estero. »Su questo stiamo lavorando da molti mesi e non credo che questo video cambi particolarmente le cose, se non nel rafforzare la consapevolezza di una situazione molto grave«.







Non cambia le cose: appena emerso dalla lunga riunione convocata d'urgenza a Downing Street, Cameron ribadisce che l'impegno britannico in Iraq non cambia. »È un atto barbaro e brutale. Un assassinio senza alcuna giustificazione« dice, ma ripete che il Paese non sarà coinvolto in una nuova guerra in Iraq: »Non è il momento per reazioni impulsive«. Resta tuttavia l'allarme a Londra, che non dimentica la violenza subita 'in casà con gli attentati nel 2005.



Scotland Yard, cui fa capo l'unità antiterrorismo della polizia britannica, è mobilitata: conferma di essere impegnata nelle indagini relative al video che mostra l'uccisione del giornalista americano e invita ad evitare la diffusione delle immagini sul web, soprattutto attraverso la condivisione su social media come Twitter e Facebook, ricordando che ciò potrebbe costituire reato nel Regno Unito secondo la legge antiterrorismo.



Intanto è il Guardian in serata a fornire prime possibili indicazioni sull'identità di quello che oggi è il simbolo della paura: l'estremista, che si fa chiamare John e si sospetta possa provenire da Londra stando alle analisi di linguisti, potrebbe essere il leader di un gruppo di jihadisti britannici che si ritengono essere i carcerieri di stranieri a Raqqa in Siria, scrive il giornale citando come fonte un ex ostaggio.



Elementi tutti da verificare, ma che intanto confermano quanto esperti di antiterrorismo e analisti linguistici indicano, sottolineando che potrebbero essere fino a 500 gli estremisti di nazionalità britannica »irretiti« dall'Isis dopo essersi recati a combattere in Iraq e Siria. E i britannici sarebbero »tra i combattenti più feroci, secondo Shiraz Maher del centro internazionale di studi sulla radicalizzazione al King's College di Londra: «Sfortunatamente la partecipazione dei britannici nel conflitto che si estende in Siria e in Iraq riguarda tutti gli ambiti, sono in prima linea, sono tra i combattenti più feroci».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 22 Agosto 2014, 18:14
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